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Sebbene sia un sabato molto blindato, per timore degli ultimi attentati a Londra e per la manifestazione prevista nella capitale, si registrano ben tre sold out, fra cui quello de L’Ira Del Baccano, in apertura ai Samsara Blues Experiment che non si vedevano nella capitale dal 2011.
Sono le 22.15, nel locale fa un caldo micidiale, la sala è stracolma, si suda e per reintegrare i sali minerali necessari scorre la birra IPA fatta sul posto. L’Ira del Baccano inizia la sua ascesa verso le 23.05, con una mezzoretta di ritardo sulla tabella di marcia. Il nuovo sound è più dilatato, reso molto bene dall’impianto del Defrag. Hanno groove e spinta necessari per irretire i presenti che mostrano il loro assenso attraverso headbanging feroce e urla galvanizzanti. Nonostante facciano un’ora secca, nessuno vuole vederli scendere dal palco. Dopo un po’ di finta lotta con il pubblico invasato, la band esegue un encore sigillando un’esibizione quasi perfetta.
Alle 0.05 i Samsara Blues Experiment guadagno il palco prendendo una posizione triangolare, in avanti e a sinistra chitarra, basso compressore al lato opposto, batteria arretrata e centrale. La sezione ritmica è qualcosa d'impressionante, suono mammut, impatto feroce e muscolare smussato da rallentate dilatazioni su chitarre floydiane . Eseguono vecchie take, prese da Long Distance Trip, scegliendo come opener Center Of The Sun seguita da For The Lost Souls, passando per la siderale suite Double Freedom. Il nuovo materiale, che finirà nel disco di prossima uscita, è forte di strutture serrate la cui leva consiste nei crescendo inarrestabili sostenuti dalle due asce, potenziate con tutti gli effetti che le pedaliere possono garantire.
Il risultato è un monarchico sound pialla neuroni. Suonano per un’ora e mezza senza mostrare il benché minimo segno di cedimento, sudano e bevono birra fra un pezzo e l’altro la cui sommatoria vanno a innalzare un wall of sound davvero notevole. Al loro arco avrebbero ancora una mezzora buona ma optano, visto (il cambio) ora legale, di chiudere con un solo bis spaccaossa.
Fuori il pubblico è tutto in brodo di giuggiole, volti sorridenti e cenni d’intesa fra addetti ai lavori e astanti per una serata intensa come poche. A costo di scivolare nella ripetitività, la riuscita di questo doppio live è da attribuire in parte ad un ottimo equilibrio dell’acustica, e a Roma non è poi una cosa così frequente, e soprattutto allo stato di grazia delle due band
Articolo del
27/03/2017 -
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