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“Francesco Motta ad Ancona? Ho letto bene?”. Questa è stata la mia reazione (e credo di molti altri) non appena ho visto spiccare il nome del cantautore pisano sul programma del Klang Festival, arrivato quest’anno alla seconda edizione.
La rassegna itinerante tutta marchigiana, ideata da AMAT e Loop Live Club in collaborazione con la regione Marche e il Mibact, a partire dal 3 febbraio fino al 7 Giugno prossimo toccherà con sedici tappe ben quattro province, 14 comuni e location assolutamente inusuali per ospitare musicisti e cantautori di respiro internazionale, tra cui Duke Garwood, The Notwist, Dente, Mimes of Wine e molti altri.
Una manifestazione a dir poco necessaria da queste parti, considerando quanto il territorio della marca marchigiana – soprattutto la città di Ancona – , tranne rare eccezioni, sia piuttosto arido dal punto di vista musicale e recalcitrante nei confronti dei live concert in generale. Mentre mi lascio trasportare da queste digressioni polemiche da inesausta musicofila, non posso non notare come l’Aula Magna dell’UNIVPM sia gremita soprattutto di giovani, che hanno risposto praticamente con un sold out ad un evento importante come questo.
Dopo il saluto di Sauro Longhi, rettore dell’UNIVPM, e un ritardo di circa 30 minuti, tra applausi e grida di entusiasmo ecco entrare la squadra composta da Federico Camici (basso), Cesare Petulicchio (batteria/percussioni, già noto per l’esperienza nei BSPE), Leonardo Milani (tastiere e cori), Giorgio Maria Condemi (Chitarre) seguiti da Motta, che, maglietta nera, jeans e capello più selvaggio che mai, entra con la solita nonchalance e attacca con una cupissima Se Continuiamo a Correre.
Da subito percepisco una nuova maturità rispetto all’ultima volta che avevo visto dal vivo il cantautore pisano (Siren Festival ndr), una maggiore alchimia con il pubblico che, al solo gesto del Nostro di alzarsi in piedi, abbandona immediatamente le comode sedute della Aula Magna per lasciarsi trasportare dalla musica e dal ritmo a tratti tribale dell’esecuzione. Risulta evidente come la lunga gavetta sul palco con i Criminal Jockers (band di cui faceva parte Motta ndr) e lo studio approfondito della musica hanno forgiato quello che, fin dal principio, sembra essere un concerto che rasenta la perfezione e dove non mancano i riferimenti a Fausto Mesolella (storico chitarrista e compositore della Piccola Orchestra Avion Travel, scomparso ieri ndr) e al tanto amato Riccardo (“Rick”) Sinigallia, produttore de La Fine dei Vent’anni che, con la sua sensibilità e conoscenza musicale, ha saputo dare la giusta impronta ad un disco vario ed eclettico come questo.
Ma torniamo al concerto. Motta interagisce con il pubblico, scherza sul fatto di essere in un luogo, l’università, che lui “ha frequentato solo per poco e male”, salta, si getta in mezzo ai fan della prima fila e li abbraccia, mentre la band (e la mano magica di Marco Romanelli ai suoni) lo segue creando un tunnel di vibrazione potenti, destabilizzanti, che risuonano direttamente nello stomaco mentre esegue le note di Del Tempo Che Passa La Felicità e Prima o Poi Ci Passerà.
Non mancano momenti più intimi, riflessivi, ma squisitamente pop e altrettanto catchy, come Mio Padre Era Comunista e Una Maternità, brano di una bellezza struggente, quasi quanto la storia che racconta, come anche vere e proprie rasoiate di chitarra ad opera di Giorgio Maria Condemi durante Fango, brano scritto ai tempi dei Criminal Jockers.
Con Francesco Motta la lezione di un tempo, quella dei grandi cantautori, viene legata in maniera indissolubile col futuro della musica e del cantautorato italiano. Il polistrumentista pisano è riuscito ad ottenere un disco che rappresenta uno sguardo radiografico sulla fine dei vent’anni – in cui un’intera generazione (a partire da chi scrive) riesce perfettamente ad identificarsi – e una resa live dello stesso che giustifica e spiega i sold out in tutta lo Stivale. Quindi possiamo dirlo: dopo un concerto (e un disco) di così rara bellezza, questa fine dei vent’anni, che tanto terrorizza e affligge tutti noi, appare decisamente meno ostica.
Setlist: Se Continuiamo a Correre Del Tempo Che Passa La Felicità Prima o Poi Ci Passerà Mio Padre Era Comunista Una Maternità Sei Bella Davvero Fango (Criminal Jockers) La Fine dei Vent’anni Bestie (Criminal Jockers) Encore: Roma Stasera Abbiamo Vinto Un’Altra Guerra Prenditi Quello Che Vuoi
Articolo del
31/03/2017 -
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