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Up on the roof come la splendida canzone scritta da Carole King, è il titolo di una bella rassegna di concerti, che si svolgono sulla terrazza dell’Hotel Independent, un vero e proprio salottino con vista mozzafiato su Roma, situato in pieno centro della capitale.
L’idea è nata e si è sviluppata negli ultimi due anni dalla collaborazione tra Pietro Moretti, gentilissimo e preparatissimo manager al The Independent Hotel e Francesco Lucarelli, artista romano (cantante, autore, chitarrista, ma c’è anche la fotografia tra le sue tante attività) conosciuto inoltre per essere uno dei massimi esperti degli storici Crosby Stills, Nash & Young, dai quali è stato anche chiamato a collaborare nella stesura di alcune note biografiche per pubblicazioni sulla band degli ultimi anni, e con i quali ha collaborato sia sul palco come ospite, sia in studio (e in un disco dello stesso Lucarelli, è lo stesso Graham Nash a fare da ospite).
Lucarelli e Moretti, hanno portato lassù, Up on the roof appunto, dal 2015 ad oggi, con cadenza praticamente mensile, tantissimi nomi, italiani ed internazionali, in serate che abbinano ogni sera alla musica, un menu a tema ispirato alla terra d’origine dell’artista di turno: da Marcus Eaton, straordinario chitarrista e autore americano in forze all’etichetta romana Route 61 ( che ha prodotto il suo ultimo disco), alla sorprendente marchigiana Alessandra Machella, dal duo ravennate Hernandez e Sampedro (anche loro musicalmente in odore di west coast, come CSN&Y) alla texana Vanessa Peters, e molti altri. Tutti invitati caldamente dai due organizzatori, ad inserire nella scaletta della loro performance il classico di Carole King, quasi a volerne fare una sorta di sigla o inno della rassegna. Così è stato anche per Luca Milani, rocker milanese che siamo andati a sentire e vedere, nella sua esibizione all’interno della rassegna, lo scorso 7 Aprile.
Luca Milani, a dispetto del nome fa un rock americano, asciutto, diretto, a tratti anche duro (ma con un talento unico per le linee melodiche), senza troppi fronzoli, capace di arrivare dritto al punto dopo pochi accordi, pochi versi. E anche per questo motivo che Francesco Lucarelli e Pietro Moretti l’hanno fortemente voluto sulla terrazza romana. Con 3 dischi e un EP a suo nome pubblicati tra il 2011 e il 2016 (più un EP, e un disco omonimo con la formazione dei File, pubblicati tra 2002 e 2003), Luca Milani è un concentrato di anima, cuore, indole rock, che si fondono nella testa e nella voce di un ragazzo dall’incredibile capacità di far girare, suonare, bruciare belle e forti sensazioni nello spazio di una canzone.
A differenza dei suoi dischi, che vedono all’opera una classica formazione rock, chitarre basso e batteria, e pianoforte e tastiere solo quanto basta, il suo concerto “Up on the roof” è un’esibizione acustica (come quasi tutte quelle della rassegna), per voce, chitarra e armonica a bocca. Luca si presenta quasi timidamente, con poche parole tra italiano e inglese: non è mai un gran chiacchierone sul palco, perché preferisce che a parlare per lui siano le sue canzoni. Nonostante la veste spoglia, intima, c’è una ricca genuinità di fondo nei suoi brani, quasi ingenua, eppure tremendamente efficace: a volte tre, massimo quattro accordi, eppure la linea melodica si staglia quasi sempre con un coraggio e una sfrontatezza che finisci col sentirle tue già al primo ascolto.
La setlist si apre con Bandit, dal primo e più acustico dei suoi tre dischi, Sin Train, pubblicato nel 2011, per poi proseguire con Queen of Wonderland dal suo ultimo bellissimo lavoro Fireworks for lonely hearts del 2016. Jeans e maglietta, sotto un giacchetto leggero di pelle, l’immancabile cappello, la gibson a tracolla: nonostante il pubblico sia a pochi metri, e ci si senta comodi e al sicuro nell’accogliente terrazza dell’Independent Hotel, la sua voce intensa e rabbiosa racconta quello che a parole lo stesso Luca accenna soltanto e con la sua naturale timidezza: “Le mie canzoni raccontano di me, delle mie piccole cose, di quello che ho vissuto, e che vivo, tutti giorni”.
Ed è proprio così, se c’è un’emozione che traspira e che si scorge tra le righe dei suoi testi, è il suo racconto personale, quasi intimo, ma raccontato con spirito rock. Dust and wind, Second Chance e Dead Eyes portano avanti scaletta ed attenzione del pubblico, che applaude tra gli altri alcuni brani tratti da Lost For rock’n’roll, disco del 2013, mentre Jukebox, The road e la title track del suo ultimo lavoro, colpiscono per la maturità raggiunta ad oggi, e in pochi anni, nella scrittura. In molti brani della serata c’è spazio per qualche improvvisazione vocale dell’artista milanese che sembra particolarmente ispirato e piacevolmente divertito sempre accompagnato da una solida e precisa ritmica all’acustica.
Alla fine saranno 20 i brani in scaletta, tra i quali, come detto, la cover di Up on the roof e due brani I wish I were blind e Two Hearts, di Bruce Springsteen, di cui il rocker milanese è da sempre grande estimatore. Dopo quasi due ore di musica, Luca Milani saluta e ringrazia il suo pubblico, ancora con un inglese timido, discreto ma sincero anche quando si tratta di promuovere i propri dischi.
In attesa delle prossime date “Up on the roof” (in programma: Rawstars (Roma): 1 giugno; Lucia Comnes (San Francisco, CA): 9 giugno; Jeff Young (Los Angeles, CA): 13 luglio; Marcus Eaton (Los Angeles, CA): seconda metà di luglio, la sua musica, anche ridotta all’osso, spogliata di orpelli e arrangiamenti si conferma una delle cose più belle del rock italiano degli ultimi anni. E dalla terrazza dell’Independent, affacciati sul cuore di Roma, restiamo a sognare per lui il futuro che si merita
Articolo del
26/05/2017 -
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