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Il Giardino Violetto
Il Giardino Violetto @ Traffic Club - Roma, 24 giugno 2017
di
Lucrezia Ercolani
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Il Giardino Violetto è stato un gruppo-meteora, una stella di passaggio nell’underground romano di fine anni ’80. Si sciolsero dopo un solo concerto allo storico Uonna Club e lasciarono ai posteri una manciata di tracce nell’EP Danse macabre. Poi più nulla. Ma col passare degli anni, e chissà grazie a quali forze sotterranee, il disco de Il Giardino Violetto diventa un vero e proprio cult nell’ambiente dark wave.
Nel 2004 l’EP viene ristampato su CD. Sembrava comunque una storia destinata a finire lì, fino all’imprevedibile reunion. Il Giardino Violetto 2.0 esordisce al Forte Prenestino lo scorso febbraio, con Scarph, il membro originario, e Fantasma, il nuovo chitarrista. Poco dopo si aggiunge anche la cantante Cinzia e arriviamo così ai giorni nostri.
Sul palco del Traffic i tre, coperti da passamontagna, esordiscono con l’intro di Danse Macabre: suoni sintetizzati, ruvidi e disorientanti preparano la scena. Segue una cover di Siouxsie and the Banshees, Premature Burial. La batteria elettronica e le atmosfere rarefatte la rendono ancora più cupa dell’originale.
Poco dopo è il momento di Liquid Sensation Display, uno dei pezzi più intensi del gruppo. Il giro di basso iniziale richiama immediatamente i Joy Division, poi la voce melodiosa di Cinzia ci fa entrare in un’altra dimensione. L.S.D. è una canzone che fa vagare con la mente; la sensazione è di guardare un paesaggio familiare ma con lo sguardo amareggiato di chi l’ha già perduto da molto tempo. Emozionante.
Subito dopo ecco l’invocazione: Litanie a Satana, il cui testo è tratto dall’omonima poesia di Baudelaire. È una canzone potentissima e il pubblico si unisce nel chiedere pietà al principe del male: “Satana / abbi pietà / della mia lunga / miseria!”. La voce di Cinzia da melodiosa si fa roca e disperata. La chitarra incalzante e acida ci ricorda anche il lato più oscuro dell’hardcore italiano, i Nerorgasmo.
In chiusura Il Giardino Violetto, pezzo straziante dal sapore industrial. Le grida di Cinzia e Scarph si intrecciano in un crescendo per diventare poi lamento…”e la vita scompare…nella sofferenza…resta solo dolore”. Il trio propone un concerto potente e coinvolgente, in cui affiorano momenti autenticamente disperati. Il punto di forza del gruppo è proprio quello di dar sfogo sul palco ad emozioni forti, che sembrano venire dal profondo, senza atteggiarsi e senza voler piacere a tutti i costi. Ne sentiremo parlare ancora, speriamo anche con nuovi materiali.
Articolo del
26/06/2017 -
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