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No, non si tratta di reduci degli anni Ottanta, non abbiamo a che fare con una band che vive di ricordi o che ricorre al suo nome, al suo repertorio per offrire in pasto al pubblico uno show ben confezionato, ma distante. Niente di tutto questo e così quando - sulle note di Revolution dei Beatles, brano antesignano del loro nuovo singolo - entrano in scena i Depeche Mode si avverte una emozione vera, unica nel suo genere, davvero speciale.
La line-up della band per questo Global Spirit Tour (a proposito, sono state aggiunte altre tre date italiane: 9 Dicembre a Torino, 13 Dicembre a Bologna e 27 Gennaio 2018 a Milano) prevede cinque musicisti sul palco: Dave Gahan, alla voce, Martin Gore, chitarra, sintetizzatori e voce, Andrew Fletcher, ai sintetizzatori, Peter Gordeno, al basso e il poderoso Christian Eigner, alla batteria.
Un concerto semplicemente epico, di oltre due ore, che non si è limitato a presentare dal vivo brani tratti da Spirit, la loro ultima fatica discografica, ma che ha ripercorso in lungo e in largo la storia musicale della band. Brani scelti con gusto e rivisitati con una sensibilità moderna, tale da conferire nuova vita alle vecchie canzoni. Non c’è niente da fare: non è la prima volta che assisto ad un concerto dei Depeche Mode e devo dire che - come sempre - il materiale registrato sul disco si arricchisce dal vivo di un qualcosa di speciale, che prima ti travolge dolcemente, e un attimo dopo ti annienta.
Abbiamo a che fare con una band che sembra migliorare con gli anni, che propone degli arrangiamenti musicali molto pesanti, riconducibili ad una miscela molto ben dosata di industrial rock e di heavy blues. Ciò nonostante, malgrado l’elevato tasso di drammaticità che è tutto interno alle singole esecuzioni, il concerto non ne risente sul piano comunicativo o - se preferite - dell’intrattenimento. Vedere circa 30.000 persone ondeggiare sul prato e sugli spalti in modo corale e ripetere a memoria i versi delle loro canzoni, vederli muoversi e danzare liberamente, è un qualcosa che reca sollievo all’animo, in particolare di questi tempi. E’ forse questa la Revolution di cui parlano Dave Gahan e gli altri del gruppo? Forse è proprio così, direi che è questa la chiave: mantenere intatto il proprio impegno sociale, la responsabilità individuale per il destino del mondo su temi forti quali l’ambiente, i diritti e l’eguaglianza, ma insieme a questo saper godere dei momenti di gioia che ti regala la vita.
Dave Gahan è un vero animale da palco : creatura dominante, talvolta ruvido, ma anche molto romantico, comunque in grado di richiamare a sé folle imponenti. Martin Gore è il suo opposto: lo sostituisce alla voce in alcune esecuzioni (“Home”, “A Question Of Lust”, “Strange Love”, “Somebody”) è dona al pubblico anche la sua timidezza, la sua delicatezza, insieme alla profondità delle sue emozioni. Due facce di una stessa realtà, due protagonisti assoluti della stessa band, Terra e Cielo, Inferno e Paradiso, per tutti i Depeche Mode.
Prima della fine dello show, ecco che arriva l’attesa sorpresa : l’esecuzione di “Heroes” di David Bowie, in una versione più delicata e intimista, una sorta di tributo all’artista che più di tutti è stato determinante per i gruppi che si sono formati negli anni Ottanta. E i Depeche Mode erano fra questi. Ben trentasette anni di onorata carriera, ancora in sella, con tanta energia, grazie ad un “beat” contagioso e devastante, una “pop dance” di fine millennio, oscura e affascinante, ventrale e coinvolgente. Fantastici!
SET LIST
"Going backwards" "So much love" "Barrel of a gun" "A pain that I'm used to" "Corrupt" "In your room" "World in my eyes" "Cover me" "Home" "A question of lust" "Poison heart" "Where's the revolution" "Wrong" "Everything counts" "Stripped" "Enjoy the silence" "Never let me down again" "Somebody" "Walking in my shoes" "Heroes" "I feel you" "Personal Jesus"
Articolo del
28/06/2017 -
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