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Avevano aperto, nell’indifferenza generale, il concerto dei Depeche Mode allo Stadio Olimpico di Roma, li ritroviamo tre giorni dopo al Monk Club in una serata oltremodo calda e umida che evidentemente suggerisce a tanti potenziali spettatori di bere qualcosa all’aperto piuttosto che infilarsi al chiuso nella sala adibita ai concerti.
Un errore, un grave errore, determinato da pigrizia e scarsa sensibilità musicale perché perdersi un concerto degli Algiers, originari di Atlanta, Georgia, costituisce un vero peccato mortale! La band presenta dal vivo brani tratti da “The Underside Of Power”, il nuovo disco, ma sono molte anche le citazioni da “Algiers”, osannato primo album del 2015. Dopo aver risolto una serie di inconvenienti tecnici, la band sale sul palco e scarica sul poco pubblico presente in sala la sua inaudita potenza!
Una vera e propria bomba sonica a rilascio lento che raggiunge l’apice dopo i primi trenta minuti di concerto. Gli Algiers sono Franklin James Fisher, alla voce, Lee Tesche , alla chitarra elettrica, Ryan Mahan, al basso, e Matt Tong, ex Bloc Party, alla batteria. Si richiamano nelle dichiarazioni e nelle liriche dei brani al Black Power e agli altri movimenti rivoluzionari di fine anni Sessanta. Hanno la stessa rabbia, la stessa determinazione in quel loro scagliarsi contro l’ordine costituito in nome di una società diversa, più giusta, migliore.
La loro musica, dotata di un crescendo formidabile, è una sorta di punto di incontro fra un heavy gospel e una attitudine presa in prestito dal punk rock. Una miscela esplosiva e molto coinvolgente che porta questi giovani musicisti a vivere momenti di “trance”, là dove si lasciano guidare soltanto dai loro suoni, li rincorrono in modo pazzesco e si ritrovano - come se fossero fulminati dalle loro stesse scariche elettriche - a percuotersi il petto selvaggiamente con la mano ( è il caso di Ryan Mahan, il bassista) o a rotolarsi sul palco fino ad abbattere l’asta del microfono e infrangersi contro gli amplificatori (è il caso di Fisher, il cantante).
E’ proprio lui, Franklin James Fisher, ad incarnare lo spirito del gruppo. E’ lui l’anima degli Algiers, un vocalist nero che sa essere al tempo stesso potente ma anche sapientemente melodico, in perfetta linea con la tradizione soul americana. Una band coraggiosa con una grande voglia di sperimentare: nel farlo spesso attinge a soluzioni psichedeliche già sentite, ma l’impatto è geniale e non è stato difficile ascoltarli fino alla fine quando - esausti, e completamente sfiniti - hanno comunque trovato la forza di andare a firmare le copie dei loro dischi al banchetto del merchandising e di sorridere ai loro fans
(foto di Giancarlo De Chirico)
SET LIST Ferox Cleveland The Underside Of Power Blood Irony Utility Pretext Claudette And When You Fall Cry Of The Martyrs Remains Old Girl Black Eunuch Animals L & M Ent MME Rieux Death Narch Encore Games
Articolo del
29/06/2017 -
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