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Ridare lustro alla parola "cantautore". E' la mission che si è imposto Dario Brunori, responsabile unico della sua società in accomandita semplice. E se il concerto di Vasco sabato scorso a Modena è stata una celebrazione, la puntata al Rock In Roma del musicista cosentino non è stata da meno. O meglio, lo è stata non - ovviamente - nei numeri ma nella sostanza. Quattro dischi alle spalle ed è già un classico della canzone italiana. Tanto che i brani più vecchi (parliamo di materiale al massimo del 2009) sono stati salutati dal pubblico come una Generale di De Gregori o una Nuvolari di Dalla. Paragoni scomodi ? Non per lui, che "ci caccia l’ovu du culu da gajina".
Ventuno i pezzi in scaletta. Ma la metà se la pappa A Casa Tutto Bene, l'ultimo lavoro in studio pubblicato a gennaio. Si fida, Brunori, della sua nuova creatura. Tanto che La Verità, il brano apripista, lo propone due volte: la prima in apertura di serata, la seconda in apertura dei bis, perché "quando lo suoniamo all'inizio non me lo godo mai, preso come sono dalle mie pippe mentali e dalla paura che qualcosa possa andare storto", ha detto quasi giustificandosi della ripetizione. Magari non se lo gode lui ma ce lo godiamo noi. Ancora di più nell'intensa versione solo piano eseguita in seconda battuta.
Per il resto, nella prima parte di setlist si succedono L'Uomo Nero, La Vita Liquida, Lamezia Milano e Colpo Di Pistola. In mezzo, il primo salto indietro nel tempo affidato a Come Stai, dall'esordio Vol. 1.
Ogni tanto Darietto piazza lì qualche gag autoironica. Un pò per ingraziarsi il pubblico (ma non ne ha gran bisogno), un pò per prendere tempo durante le accordature tra un brano e l'altro. Volendo, avrebbe una carriera di riserva come cabarettista, specialità in cui eccelle, ma è il Brunori compositore a essere inarrivabile. Tanto più se accompagnato sul palco da musicisti sopraffini. Una piccola orchestra di cui fa parte, in veste di corista, anche la compagna Simona Marrazzo. I due proprio ieri festeggiavano 19 anni insieme e non è mancato il bacio sul palco a beneficio degli astanti.
A metà show vengono momentaneamente lasciate da parte le nuove canzoni per fare spazio a materiale più datato: Le Quattro Volte, Italian Dandy, con annesso boato del pubblico all'annuncio, Pornoromanzo e Lei, Lui, Firenze.
Diego E Io e Kurt Cobain, invece, vedono l'artista calabrese seduto al piano per una parentesi più intimista. Ma a seguire gli basta pronunciare "torero" e il pubblico s'infiamma come a una corrida. Tocca infatti a Il Costume Da Torero, devastante filastrocca il cui coro di bambini nella versione studio è qui sostituito dal canto a cappella dei tantissimi presenti. Da lacrime.
Subito dopo, ecco il riff che non t'aspetti: il Nostro parte con Back In Black degli AC/DC e si trascina dietro l'intera band. Giusto un divertissement per smettere un attimo i panni "da commercialista" e indossare quelli da rocker con tanto di scivolata sulle ginocchia alla Angus Young.
Poi si ricompone ed ecco Sabato Bestiale, Don Abbondio e il bluesaccio alla Bennato di Rosa, a precedere Arrivederci Tristezza, con lui ancora al piano.
Breve pausa e tempo di bis. Detto de La Verità, ecco poi Guardia '82, Canzona Contro La Paura e la conclusiva Secondo Me. "Chissà com'è il mondo visto da te", canta Brunori. Il mondo non lo sappiamo ma lo spettacolo, da quaggiù, è stato una meraviglia
Articolo del
05/07/2017 -
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