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C'è una luna ancora piena nascosta sotto la tangenziale est, mentre si allunga la coda per entrare alla serata del Viteculture Festival presso l'Ex Dogana di via dello scalo di San Lorenzo. Migliaia di ragazze e ragazzi pronti a festeggiare i due anni di vita dell'etichetta indipendente Maciste Dischi, con il breve e seguito set di Galeffi + Cinemaboy ad aprire canti e danze, in una sfida Milano (Canova) – Roma (Gazzelle) che sa di inedita alleanza musicale fuori dal circuito di radio-TV-talent, etc.
Età prevalente 20/30-something, con sporadiche punte in alto, sicché il sottoscritto risulta non essere il più anziano, ma insomma. Magliette Joy Division e The Clash portate con nonchalance, che il sottile filo rosso di sonorità irrequiete e visionarie attraversa e mette in dialogo le diverse generazioni.
Si fa appena in tempo a mangiare e bere una cosa e poco prima delle 22 ecco Canova salire sul palco, il quartetto milanese composto da Matteo Mobrici, Fabio Brando, Federico Laidlaw e Gabriele Prina, autore del bell'esordio Avete ragione tutti (Maciste Dischi, 2016). E la festa inizia immediatamente, tra tastiere e chitarre, con la malinconia di Manzarek cantata a squarciagola da un pubblico che si scatena definitivamente con il terzetto di pezzi Expo, Brexit, Threesome, per perdersi nella psicopatologia individuale e collettiva di Vita sociale: “vorrei morire/anche se fuori c'è il sole/ e mando a puttane la mia vita sociale”. È pop coinvolgente, metropolitano e nottambulo, con retaggi da cantautorato e ritornelli che rimangono in testa, venato di spinte (auto-)ironiche, che restituisce una narrazione condivisa dal pubblico in prima persona, tra amori finiti, “canzoni stonate” e una poetica degli impoveriti tempi presenti: “Io non ho neanche un soldo/Per viaggiare e andare a Londra o per restare”. Con una grande capacità di evocare inni generazionali, tra quotidiane inadeguatezze e più o meno sussurrate aspirazioni.
Il bis di Threesome chiude al meglio cinquanta minuti di set, ma non spegne i cori che anzi vengono rilanciati dal sottofondo di Pellaria di Carl Brave x Franco126 mandato a volume bassissimo nel cambio palco, ma intonato da centinaia di voci, pronte a lasciare immaginare il concerto che il prossimo 23 luglio proprio Carl Brave x Franco126 terranno sempre all'interno del Viteculture festival, sotto il purtroppo non metaforico titolo della due giorni (il 22 tra gli altri ci sarà Giorgio Poi) Roma Brucia, viste le decine di incendi che da quasi un mese devastano proprio le zone intorno a Roma est, a pochi chilometri dall'ex Dogana.
Alle 23 ecco salire sul palco la zazzera ossigenata di Flavio Pardini aka Gazzelle, con maglietta degli Iron Maiden indosso e l'andatura dinoccolata e accidiosa, da cantore post-moderno di una Roma persa tra nonsense e millenaria lirica del disincanto, tra odi e amori, speranze e fallimenti.
“Fare la lotta è una cosa bellissima”, l'attacco di Balena è l'apoteosi, con il pubblico che si accalca, praticamente in simbiosi con Gazzelle, il suo cantare a tratti da spoken word e un'attitudine che sembra volutamente parodiare gli anni Ottanta britannici, nelle sonorità sintetiche e nella postura sul palco, aggrappato all'asta del microfono. Con “non ci vado più, in discoteca/ non ci vado più/da quando hai detto che/ non ci si va più perché è démodé” il delirio diventa totale, fino al synth di Meltinpot. Poi il concerto va in pausa e il pubblico prende il sopravvento, intonando ritornelli, cori romanisti, con il tastierista della band che evoca Gigi “Dag” D'Agostino e il nostro attacca con gli 883 e quindi Faccio un casino di Coez.
L'empatia palco/piazzale è totale e in successione arriva la batteria tirata di Stelle filanti, il mesto loop cantilenante di Greta non innamorarti mai, la “notte amara” di Sayonara e il pogo forsennato sottocassa dell'altro loop di Zucchero filato, con la sorpresa della Dark Polo Gang chiamata sul palco a saltare. Ancora delirio e ancora più confusione che il fenomeno DPG – amici di Gazzelle – è per un pubblico di teen e qui siamo un poco oltre. Triplo sette non sembra funzionare!
Così lo stropicciato, lirico e dadaista electro-pop cantautorale di Gazzelle completa la presentazione del lavoro di esordio Superbattito (Maciste Dischi, 2017), che non ha convinto tutti. Ma “che ne sanno gli altri/ degli occhi nostri mescolarsi e diventare tanti, tanti”, tante migliaia come quelli sorridenti e incantati stasera, sotto il palco e la luna di Roma, che ci saluta dall'alto, nell'attesa di Roma brucia, 22 e 23 luglio, stesso piazzale, stessi sguardi, stessi cori, un poco più di autotune, “fiori cresciuti in mezzo ai sampietrini”...
Setlist (fidandosi della memoria)
Canova Aziz, Manzarek, La felicità, Expo, Brexit, Threesome, Vita sociale, La festa, Portovenere Ancore: intro Manzarek al piano, Threesome
Gazzelle Balena, Démodé, Nero, Nmrpm, Meltinpot, Stelle filanti, Greta, Sayonara, Zucchero filato, Quella te, Non sei tu
Articolo del
13/07/2017 -
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