Si arriva col solito ritardo all'Ex Dogana per la seconda serata di “Roma brucia”, all'interno del Viteculture festival. Ketama126 & Pretty Solero sono già sul palco con la loro “Love Gang”, la crew 126-CXXVI, dal numero dei gradini della scalinata – tra Monteverde e Trastevere? – posto di ritrovo di quella che noi un poco “anziani” chiameremmo posse, ripensando ai nostri anni Novanta, dell'hip hop delle origini, in giro per la penisola, tra muretti e piazzette dei tempi. E un poco di anni Novanta, come mood tematici, le dipendenze, la strada, la “ballotta”, i “ragazzi persi” attraversano il gran bel disco Oh Madonna (Soldy Music), uscito solo un mese fa che Ketama presenta qui tra un pubblico numeroso che ben conosce questi pezzi e nelle pausa discetta di trap, cloud trap e vaporwave, all'impossibile ricerca di definire lo stile dei nostri.
Si va avanti con il dj-producer dietro la consolle, tra profondi bassi ed echi scurissimi, che a noi attempati ricordano l'entusiasmo di scoprire le sonorità di NWA, Cypress Hill e Wu Tang Clan; e quest'ultimo logo abbellisce una maglietta indossata in giro tra il pubblico. Ketama e Solero passano dal tributo Lacoste al pezzo serrato, ruvido, quasi hardcore, di Brrr, quindi la depressione oscura e melodica di “sono un ragazzo” Triste (che in studio è accompagnata da Franco126), l'omaggio a Pantani, dal vivo ancora più rabbioso ed empatico. Anche se il pezzo più bello è forse Piccolo Kety, citazione iniziale dei Pooh per narrare in terza persona il proprio disagio esistenziale, dal “non mi avrete mai/non sono come voi”, all'accorato “piccolo Kety non vogliono che tu vinca/vogliono vederti al SerT o in gattabuia”: pieni anni Novanta di ritorno, anche qui. Ketama, Pretty Solero e la loro crew lasciano il palco felici ed esausti, quasi afoni, mentre la coda al botteghino e all'entrata non accenna a diminuire.
Alle 23, quando Carl Brave x Franco126 salgono sul palco – Carletto e Franchino, come li chiamano tutti, perché è come fossero nostri fratelli – l'afflusso continua e il piazzale è davvero strapieno. Sembra tutta Roma si sia data appuntamento qui, stanotte: quarant'anni dopo l'invenzione dell'Estate romana del sommo Renato Nicolini e del suo gruppetto, una posse-crew-gang di pragmatici visionari, c'è ancora voglia di vivere le notti romane, nonostante la misera, indifferente evanescenza dell'attuale amministrazione capitolina.
E così ecco gruppi di pischelle e pischelli delle superiori, comitive disperse tra “birette” e l'ultima cicca, coppiette pronte a cantare strette e abbracciate, posse di ragazzi che per una sera si allontanano dal loro muretto di riferimento e tutta la “mejo gioventù” solare e determinata a sfuggire ai pregiudizi di chi l'accusa di essere asociale, individualistica e solitaria. E poi un sacco di curiosi di diverse età, forse anche genitori apprensivi, quindi nottambuli e dissipatori di tutte le serate possibili. Migliaia di persone pigiate (sette-otto mila!?) pronte a cantare all'unisono tutte le strofe di quella perfetta manciata di canzoni che compongono l'oramai già consumato album di esordio Polaroid (Bomba Dischi).
Ad accompagnare Carl e Franco, fratelli della Love Gang 126-CXXVI, c'è un affiatato gruppo di musicisti, sospesi tra fumose atmosfere da club, sassofono e batteria soffocata, quindi arpeggi ed echi sommessi di melodie che fanno da sfondo ai cori esaltati intonati dal pubblico, capaci di sovrastare anche il tocco di auto-tune sostenitore dei nostri due bardi. C'è un'empatia totale palco-piazzale, un reciproco riconoscimento nel condividere musica e parole di una “romanità” che ha evidentemente un qualcosa di universale e di estremamente popolare. Quasi Carl e Franco possano essere visti in controluce con l'oziosa verbosità dei protagonisti dei due film Clerks, la saggia accidia di Dude Lebowski, disturbata dall'irosa verve di Walter e, sempre presente, in agguato, il retaggio di un certo poetare romano da strada, nipotini alla lontana del nostro amato Victor Cavallo, ladro di Bombay e delle generazioni incantate del secondo Novecento (“mio padre mi racconta un'altra Roma, il bagno al Fontanone”).
Un'ora scarsa di concerto che lascia tutti senza fiato, incapaci anche di chiedere un bis, ma cotti dalla gioia: “noi che ridiamo anche se siamo messi male”. Il deflusso fuori dall'Ex Dogana ricorda la domenica pomeriggio allo stadio con la Roma e la massa di tifo dei bei tempi: detto da uno che abita davanti all'Olimpico, quindi con la dovuta, consapevole, solidarietà al quartiere, ma anche la consapevolezza di essere davanti a un evento imprevedibile. Roma brucia! e Carl Brave x Franco126 ci portano per mano, perché “Roma d'estate è sola” e meglio stare con la propria gang, crew, posse, fatta di migliaia di ragazzi e ragazze. Settembre può attendere.
(foto di Beatrice Chima)
Setlist (con la memoria frammentaria del recensore che canta, insieme con tutto il pubblico): Solo guai, Lucky Strike, Polaroid, Per favore, Tararì tararà, Medusa, Alla tua, Noccioline, Enjoy – Sempre in due, Pellaria, medley finale
Articolo del
26/07/2017 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|