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Sul palco dell’intimo e caloroso Le Mura, nel quartiere San Lorenzo di Roma, locale negli ultimi anni punto di riferimento per musica e artisti di livello che arrivano dagli States (ma non solo) alla ricerca di un pubblico attento, curioso e al contempo generoso e partecipe, torna Don DiLego originario del Massachusetts ma ormai di stanza a New York City.
Il suo tour italiano (sarà a Cantù il prossimo 12 aprile, il 13 a Vignola, il 14 a Ravenna, per chiudere il 15 a Varese) organizzato dalla Sunglass Production, ormai una certezza di qualità nel settore, in collaborazione con PMA Promotion, è partito proprio dalla capitale venerdì sera, e supporta il nuovo lavoro del cantautore americano, dal titolo Magnificent Ram B Sides, sèguito dell’ottimo Magnificent Ram A, pubblicato nel 2016 e per la promozione del quale Don DiLego si era presentato in Italia lo scorso anno con una formazione elettrica.
Questa volta, preceduto dal muscolare e divertente set della band romana Ma Steven Band (quaranta minuti di ottimo e sudato american rock in chiave acustica ma con batteria), sul palco si presenta accompagnato solo dal chitarrista Derek Cruz, davvero notevole, protagonista anche ai cori e con collaborazioni di caratura all’attivo tra le quali quelle con un altro popolare newyorkese, Jesse Malin, col quale ha lavorato anche come coautore lo stesso Don DiLego. Con due chitarre elettriche, tamburello al piede, pedale e gran cassa all’occorrenza, il concerto che sulla carta dovrebbe essere acustico, parte con il tocco morbido di Television Sun, armonica a bocca, pennellate ritmiche e puntelli delle due Gibson.
Don DiLego, giubbottino di pelle, jeans, cappellino da baseball in testa con i boccoli rossi che ne spuntano fuori e magnetico sguardo dagli occhi azzurri, cattura subito l’attenzione con un cantato pulito, intenso e un uso brillante delle melodie e dei riff vocali, vero punto di forza delle sue canzoni. Anche senza sezione ritmica e pedal steel, il songwriting si tinge di “americana”, con l’eco dei Wilco, per citare forse il nome più di spicco di questa scena negli ultimi vent’anni. Ma Don Dilego ha una sua “voce”, una sua caratura assolutamente personale, ed è la sua identità a venire fuori, con alcuni guizzi da vero fuoriclasse.
In scaletta oltre a diversi brani dal già citato “Magnificent Ram A” (bellissima Running in place with a desperate heart), spicca anche una bella Different man dall’ultimo B Sides, oltre ad una versione niente male della springsteeniana State Trooper. Durante i quasi novanta minuti di scaletta, Don Dilego cresce nell’intensità e nell’energia e conquista il calore di tutta la sala, elogiando il pubblico per l’attenzione: “Chi già era stato ad un mio concerto? Grazie…grazie a voi 7! In America la gente difficilmente ascolta le tue canzoni se non ti conosce. E’ per questo invece che torniamo volentieri in Italia. Grazie!” .
Chiacchiera, racconta della sua passione per le fotografie (“fotografo persone che non conosco, e riguardandole mi diverto a immaginare cosa stessero pensando in quel momento, a inventare storie su di loro”, ad introdurre la trascinante A wishful poem), accoglie sul palco un suo amico percussionista giunto a sorpresa a trovarlo dal Massachusetts, e per il finale richiama sul palco la Ma Steven Band al completo, per la bella cover di To Love somebody, e di una trascinante The Weight, suonata questa volta davvero unplugged, seduti sopra e intorno al bancone del bar, con tutto il pubblico intorno ad intonare in coro il ritornello e a salutare questo americano dallo sguardo color cielo pastello, con le sue belle canzoni dal profumo arioso d’America pronte per un'altra città
Articolo del
08/04/2018 -
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