Appena scesa da una glamourissima navicella spaziale, St. Vincent, di fluo vestita si presenta al pubblico del Magnolia per la tappa milanese del tour I Am a Lot Like You!.
Dotata di una bellezza eterea ed una sensualità extraterrestre, Annie Clark incanta i presenti con la voce dal timbro alieno pregno di contrasti e sfumature, senza alcuna sbavatura e nessuna imprecisione. Il concerto si apre con Sugarboy un trionfo dance di synth e chitarra elettrica che, con regale maestria, Annie imbraccia come se fosse un’estensione del suo splendido corpo.
Un brano dietro l’altro, poche parole e molta musica, St. Vincent cambia le numerose chitarre dai colori fluorescenti, con la velocità di un battito di ciglia, suonandole in modo lussurioso così come lo show che ci regala ricco di effetti visivi che solleticano l’immaginario.
E’ circondata da musicisti senza volto che suonano gli strumenti con fredda meccanicità, ma lei li contrasta con la sua luminosità lunare, spiccando sul palco come se fosse l’unica presenza possibile. Il concerto è una poesia elettro dance, che a tratti ricorda le sonorità di David Byrne la cui collaborazione in Love This Giant, ha lasciato un segno forte nell’artista, percepibile anche dal più pigro degli orecchi.
Ogni canzone è un tassello di un percorso che ha portato la cantante americana fin qui, fino a Milano, una ribellione costante di cui Masseduction risulta quasi come una rinascita, una rivoluzione musicale e personale, che necessita di un pugno alzato al grido di: “Mass destruction, I don't turn off what turns me on”.
La fluidità, non solo sonora, di St. Vincent è storia vecchia oramai, l’artista non ama essere definita né infilata in categorie, che oggi risultano sorpassate ed obsolete e dedica Fast Slow Disco a tutti quei ragazzi e ragazze che come lei, non appartengono e non si sentono di appartenere a nessuna categoria specifica.
Come una moderna Eva, fragile e allo stesso tempo tentatrice, suona senza sosta la sua chitarra non risparmiandosi in evoluzioni degne di nota, rivelando le sue indiscutibili abilità canore e di musicista. Una dedica emozionata la fa alla città che la ospita a cui e regala, aiutata dai suggerimenti del pubblico, una rivisitazione a cappella di New York: “Milan, Milan without you, love so far in Porta Ticinese and if I call you from Plastic where you're the only motherfucker in the city, who can handle me”.
Annie Clark lascia Milano senza parole non solo per la sua bellezza ma, soprattutto, per la sua voce. Sola e senza orpelli né compagni sul palco al momento dei bis, canta da pelle d’oca la melanconica Happy Birthday, Johnny e la tenera Severed Crossed Fingers. E così l’extraterrestre St. Vincent saluta discretamente la città, per far ritorno sul suo pianeta, ma siamo sicuri che, presto o tardi ritornerà a farci visita
Setlist 1. Sugarboy 2. Los Ageless 3. Masseduction 4. Savior 5. Huey Newton 6. Year of the Tiger 7. Marrow 8. Pills 9. Hysterical Strength 10. Cruel 11. Cheerleader 12. Digital Witness 13. Rattlesnake 14. Young Lover 15. Fear the Future 16. Slow Disco Encore 17. New York 18. Hang on Me 19. Happy Birthday, Johnny 20. Severed Crossed Finge
Articolo del
28/06/2018 -
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