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Echi rivoluzionari portano ad oggi, in quella zona indefinita di democrazia in cui viviamo, che mette in moto le proteste ed accende la scintilla della libertà. Per l'arrivo dei Ministry nella capitale, in una delle ultime serate del 25° Festival di Villa Ada Roma Incontra Il Mondo, sono questi i barlumi di coscienza che trapelano nei pensieri di coloro arrivati ad assistere al concerto sul palco montato nella bella penisola al centro del lago. Un evento che richiama gli amanti di una band che è stata fra i capostipiti dell'industrial metal ma anche coloro che da sempre credono nel rispetto delle diversità e nella lotta indiscriminata verso un dilagante spirito fascista e razzista che proprio in questi mesi è presenza fissa tra le notizie di cronaca.
L'ultimo disco della band "Amerikkkant", uscito il 9 marzo 2018 su Nuclear Blast, non a caso è ancora una volta un violento manifesto di rivolta contro l'amministrazione Trump e le sue politiche che a gran voce riportano alla memoria non solo l'iconografia del Ku Klux Klan nelle 3 K evidenziate in rosso sulla copertina dell'album, ma tutta una serie di invettive verso una sistema di nazionalsocialista memoria che tende alla discriminazione e alla violenza, verso il colore della pelle così come verso differenti tradizioni culturali e religiose. Dopo una breve parentesi dove la band d'apertura, i Finlandesi Grave Pleasures, portano avanti un post-punk tutto sommato d'impatto nonostante il grosso del pubblico debba ancora arrivare, la serata si appresta a giungere al suo culmine, con il caldo del giorno che non sembra poi tanto lasciare la sua morsa sulla notte che giunge. E quando l'oscurità discende, il palco è più luminoso che mai, ed ai suoi lati vengono rapidamente gonfiati due grossi pupazzi con le fattezze di un pollo e la capigliatura facente il verso a quella del presidente americano, mentre sul petto due grandi svastiche sono sbarrate in rosso dal simbolo del divieto.
Gradualmente, all'arrivo dei componenti dei Ministry, che comprende ad oggi 6 membri più il leader indiscusso Al Jourgensen, parte il loop mediatico di I Know Words, che introduce ad un'atmosfera estraniante, fatta di frasi prese direttamente da dichiarazioni pubbliche che vanno ad amalgamarsi a suoni di violino e distorsioni industrial. Ma è con Twilight Zone che il manifesto eversivo può dirsi espresso, là dove la sezione ritmica sposa un'elettronica e una fusione tra un discorso di propaganda ed una marcia decadentista dettata dalle già suddette intrusioni della voce di Trump e di altri esponenti della politica a stelle e strisce estrapolati ed inseriti in questo vortice di protesta. Delle 17 tracce che vengono proposte si possono evidenziare le ottime Antifa, diretta presa di posizione a favore del movimento antifascista, ma anche Wargasm e Victims of a Clown, così come classici dal passato, Thieves o So What, tutte momenti di profonda riflessione su di un contesto sociale che non è esclusiva Americana, ma che, come lo stesso Jourgensen fa notare, anche noi Italiani conosciamo oggi molto bene.
Continuamente provocatorio ed infuriato verso una società fortemente consumistica e divisiva, non manca poi di elargire qualche calcio verso le due figure-pollo presidenziali, ed il messaggio è forte e chiaro, mai perdere la speranza, mai smettere di lottare per i diritti delle minoranze, mai arrendersi ad una quieta disperazione, come soleva scrivere il buon vecchio Thoreau. WE ARE THE ANTIFA !
SCALETTA: I Know Words Twilight Zone Victims of a Clown TV5/4Chan Punch in the Face Señor Peligro Rio Grande Blood LiesLiesLies We’re Tired of It Wargasm Antifa Just One Fix N.W.O. Thieves So What Psalm 69 Bad Blood
Articolo del
02/08/2018 -
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