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Ascoltare il rumore della città osservando Roma che rilascia i suoi pensieri, che in una piacevole serata di fine luglio sposta ancora una volta gli occhi su uno dei suoi spazi più belli e caratteristici, l'Auditorium Parco Della Musica. Una struttura che dall'ormai lontano 2002 ospita nelle proprie sale eventi di natura non solo concertistica, ma anche d'incontro con autori letterari o di ambito cinematografico, come la Festa del Cinema di Roma. Ma stasera, 20 Luglio 2018, l'attenzione della città è di nuovo tutta per lui, Pat Metheny, che torna in Cavea dopo averne già calcato il palco in passato, stavolta accompagnato da alcuni musicisti di tutto rispetto come Linda May Han Oh al contrabbasso e basso elettrico, Gwilym Simcock al pianoforte, senza dimenticare un autentico fuoriclasse come Antonio Sanchez alla batteria, apprezzato e stimato da più parti, compositore tra l'altro della colonna sonora di Birdman con il solo ausilio delle percussioni.
Come prassi, da ormai diverso tempo l'ingresso nell'Auditorium si è dovuto adeguare alle pressanti richieste di controlli e sicurezza, ed ecco che prima di arrivare nello spazio interno della Cavea, dove c'è il mastodontico palco a chiudere la piazza e ad abbracciare l'emiciclo delle gradinate superiori, si deve attraversare un lungo percorso a zigzag di transenne per poi passare un controllo con il metal-detector. Piccole inezie in ogni caso, che scompaiono totalmente dalla mente non appena si prende posto nel parterre e si osserva increduli i posti riempirsi lentamente, e la luce gradualmente calare ed assopirsi al di là dei fari posti in cima al palco. E senza tanti preamboli, eccolo, il maestro Metheny sale e prende posto sul palco, imbracciando la Pikasso, un curioso ibrido di due chitarre e un'arpa nella parte inferiore, con cui apre la lunga setlist della serata suonando uno splendido brano come Into The Dream dall'album Imaginary Day. Subito dopo arrivano i tre comprimari, che instancabilmente danno prova di una sinergia invidiabile, ognuno conscio del proprio spazio in un incastro perfetto fatto di suoni, cambi di luce, e perchè no, anche di atmosfera. Tante e diverse le sfumature toccate nella lunga scaletta di 2 ore e mezza abbondanti, che l'aria sembra talvolta comprimere se stessa, quando ad esempio Pat dà sfoggio di incredibile destrezza in brani come The Red One, composto in passato con John Scofield.
In altre, nelle ballad ad esempio, c'è una sorta di stratificazione, e il suono delle sue chitarre ( che cambia spesso tra un brano e l'altro ) diviene parte di una melodia che crea materia e pulsa viva tra le file della Cavea. Diversi sono anche i duetti con ciascuno dei membri del gruppo, in particolare quello con il grande Sanchez alle pelli è forse uno dei più emozionanti e d'impatto, con una plusvalenza data dall'incredibile ed evidente stima che lo stesso Metheny ha in più occasioni fatto percepire al pubblico. Stima che è comunque stata anche dalle stesse persone presenti elargita a Pat, in una delle ennesime prove di forza di un musicista che può ben dirsi ormai tra i massimi mentori in campo chitarristico, e che ha salutato Roma con ben due bis in chiusura di un evento tra i più importanti di questo Roma Summer Festival 2018.
Articolo del
21/07/2018 -
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