Mick Moss è uno di quegli artisti che puoi chiamare amico, anche se non l'hai mai incontrato prima, ma solamente ascoltato attraverso le sue canzoni. Che ti sembra scruti dentro i pensieri che si celano oltre tutte le tue maschere, oltre tutte le tue paure, per un dialogo con l'anima mai passivo, ma anzi assuefatto a questo scambio empatico.
L'ultimo album "Black Market Enlightenment", uscito a novembre 2018, con i suoi testi acidi e crudi ed i suoi echi di culture lontane, raccontava di stati mentali alterati, della dipendenza dalle droghe, della solitudine, della difficoltà di accettare sè stessi in un mondo moderno degradato e degradante. Nuovamente a Roma dopo la precedente data ad ottobre 2017, a cui non avevo potuto partecipare, con l'organizzazione sempre al Wishlist da parte della Dark Veil Productions, questa del 27 marzo era una tappa per me assolutamente imprescindibile. In questa serata d'inizio primavera, il piccolo club romano, quasi nascosto alla città stessa, si è ritrovato fin dall'orario di apertura delle 20:30 adombrato da diverse persone, che avevano subito preso posto all'interno della piccola sala, mentre le poche e soffuse luci accennavano qualche timido barbaglio.
Ad aprire per gli Antimatter, un pò in ritardo sull'orario previsto delle 21:30, c'erano i romani En Declin con Maurizio Tavani alla voce, Andrea Aschi alle chitarre, e Marco Campioni alla batteria/percussioni/laptop. Non molto dissimili dal contesto sonoro di riferimento della band di Mick Moss, l'esibizione ha visto mettere in scena il meglio dalla loro discografia composta finora di tre album, Trama, Amaranth e Domino/Consequence. Un'ottima prova per una band da tenere d'occhio, vista anche l'uscita a settembre del loro nuovo e lungamente atteso album.
Alle 22 e 40 circa ecco i grandi protagonisti di questa notte emergere dall'oscurità varcando il fumo che ricopriva il palco: Mick Moss, Dave Hall, Ste Hughes, Fab Regmann. Negli otto album degli Antimatter, anche quando con lui c'era ancora Duncan Patterson, Mick ha sempre sussurrato alle debolezze che si nascondono dentro i gusci che chiamiamo corpi, ha teso loro la mano, ha fatto scorgere, attraverso parole d'intenso struggimento, una via d'uscita. Dal vivo questa capacità si ritrova amplificata dall'eccezionale carica emotiva della sua voce, priva di qualsiasi filtro e libera di toccare fisicamente i volti e le lacrime dei presenti, rompendo il muro dell'indifferenza e divenendo ossigeno puro da respirare fin dentro l'anima. Impossibile restare distaccati ascoltando come i magnifici pezzi di Black Market Enlightenment innalzino dal vivo il proprio misticismo.
Sanctification, The Third Arm, Between The Atoms, ciascuno di essi è parte di questo processo di arricchimento e disvelamento dell'intima bellezza che Mick è riuscito ad infondervi. E poi i tanti brani provenienti dal resto della discografia, Stillborn Empires, Redemption, Paranova, così come una meravigliosa versione di Welcome To The Machine dei Pink Floyd.
La costante di tutta la scaletta è stata l'arte malinconica ed avvolgente di un grande artista che ha vagato nell'abisso per molto tempo, perso in un'oceano d'oscurita perenne a cui era difficile sottrarsi, ma che grazie alla musica è riuscito ad aggrapparsi alla bellezza della vita e a cantarne la luce. Ed è stata proprio lei, la luce, che ancora vorticava con i colori delle note mentre andava a spegnersi tra le stelle di Roma, a guidare i presenti di questa indimenticabile serata verso l'uscita. Con un sorriso dentro al cuore, permeato dai battiti ora risonanti parole di vetro, pensieri di carta, musica eterna.
Grazie Mick, per aver dato un pezzetto della tua voce a chi non ne ha, a chi ancora lotta contro il vuoto, a chi si rialza a testa alta dopo ogni caduta.
Articolo del
31/03/2019 -
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