Un concerto talmente scialbo che prendersi la briga di recensirlo sembra tempo sprecato. Da non adepti del culto dei Built To Spill, band di notevole rilievo nel panorama underground americano dai primi anni Novanta, salta agli occhi la distanza abissale tra questa esibizione priva di personalità e il concerto appassionante tenuto da Dough Martsch anni fa al Black Out di Roma (arricchito tra l’altro, se la memoria non ci inganna, da due riuscite cover di Smiths e Neil Young).
Il frontman è in tournée per celebrare il ventesimo anniversario dell’album “Keep It Like A Secret”, e sul palco si prodiga dignitosamente; il problema sono i musicisti che lo accompagnano, che paiono stare lì sopra a timbrare il cartellino.
Abbastanza superfluo elencare i pezzi eseguiti, perché a nostro avviso non c’è stato un sussulto, qualche brano che indiscutibilmente risaltasse all’interno della scaletta. Tutto appiattito da un’interpretazione sbiadita e scolastica; coinvolgimento emotivo del gruppo, almeno all’apparenza, prossimo allo zero.
Un enorme peccato, perché certo il repertorio dei Built To Spill non difetta di canzoni pregevoli. Tra cambi di tempo, lunghi assolo, melodie malinconiche e moderate accelerazioni, i guizzi di composizioni come Center Of The Universe, Sidewalk, You Were Right, Carry The Zero – il cui giro di basso è identico a quello di On Elvis Presley’s Birthday (1990) di Elliott Murphy – e Broken Chairs (la migliore della serata), potrebbero produrre fremiti, far venire la pelle d’oca. Ma la magia non si innesca.
Ovviamente, ai fan è stato procurato più di un brivido: gli applausi raccolti da Martsch e compagni erano fragorosi, ma si insinua il sospetto che tali manifestazioni di entusiasmo fossero provocate da “questioni di cuore” che rendono impossibile l’obiettività.
Un’occasione davvero mancata, che ci fa riflettere anche su quanto sia opportuno riproporre dal vivo pezzi un tempo formidabili, col rischio di offuscarne l’originaria bellezza. I Teenage Fanclub, ad esempio, continuano a chiudere i concerti con Everything Flows: un brano piacevolissimo, ma privo del vigore che lo rendeva eccezionale. Un sacrilegio, o poco meno…
Articolo del
27/05/2019 -
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