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L'inizio è una parte importante di qualsiasi viaggio, può spargere luce sul cammino a venire, può essere il principio per riscoprire emozioni che credevamo sepolte. E così è stato il 18 giugno, dove i Groundation ed Eliasse hanno inaugurato la XXVI edizione del festival "Villa Ada Roma Incontra Il Mondo", quest'anno dal sottotitolo di "Nulla si sa, tutto s'immagina". Un messaggio che è anche un augurio di speranza, di fratellanza e d'amore, laddove popoli e culture diverse possono essere il viatico attraverso cui promulgare, in questa lunga estate romana, musica ed integrazione culturale.
L'organizzazione degli spazi del festival riprende sostanzialmente la conformazione delle precedenti edizioni, con un'area ad accesso libero dove, oltre a vari chioschi per il cibo e le bevande, si trova il palco del Mini Dada, cuore degli after show che andranno a continuare di volta in volta le attività del palco principale, con dibattiti e djset. Nell'attesa che il sole cali sono già diverse le persone che affollano i tavoli sotto gli alberi dell'isolotto, chi a mangiare, chi a parlare, chi ad abbracciarsi osservando l'acqua intorno colorarsi del crepuscolo incombente, per poi popolarsi di stelle.
E' Eliasse, artista poliedrico delle isole Comore, ad avvolgere per primo il cuore dei presenti con il suo affascinante mix di strumenti e suoni che risuonano come onde di un oceano distante centinaia di orizzonti dai nostri occhi e dalle nostre orecchie. Un Groove Rock con sprazzi di blues, che attraverso la sua voce diviene strumento contagioso di bellezza e di gioia. Quando il suo tempo giunge al termine c'è ancora spazio per uno sguardo intorno, arrivando a notare come gran parte del'isolotto sia oramai abitato da una moltitudine di volti, pronti all'arrivo dei Groundation che, per la prima volta, suoneranno nella capitale.
Il punto fermo della storica formazione, Harrison Stafford (voce principale e chitarra), è tra i primi a calcare il Main Stage di Villa Ada, con il restante del gruppo a seguire composto da Wil Blades (Organo e Clavinet – Tastiere) Isaiah Palmer – Basso, Jake Shandling – Batteria, Brady Shammar – Voce, Aleca Smith –Voce, Eduardo Gross – Chitarrista, Craig Berletti –Tastiera e Tromba, Roger Cox - Sassofono. La loro è una storia che nasce ne 1998, e, dopo aver avuto un lungo periodo di stasi, è ripresa nel 2018 con l'uscita dell'album"The Next Generation", nuovo capitolo di questa magnifica aggregazione di culture e note. Potendo ormai contare su di un vasto repertorio, il loro è stato un concerto segnato da tantissime e meravigliose canzoni come Babylon Rule Dem, ma anche dai nuovi pezzi, Warrior Blues e One But Ten per citare un paio dei miei preferiti.
Dal vivo ciascuno di questi brani diviene più viscerale, i ritmi reggae uniti all'improvvisazione tipica del jazz appaiono tangibili tanto quanto il suolo che vibra sotto l'energia di uomini, donne, bambini. Con la voce e gli strumenti quasi a scomparire tra le pieghe della notte, chi era presente ha potuto sperimentare attraverso i propri sensi qualcosa che poche volte oggi si riesce a percepire nel quotidiano, un'empatia autentica verso ogni forma di vita.
Villa Ada è divenuta, in questa prima data d'apertura, centro d'aggregazione e luogo dove danzare al ritmo della bellezza dell'uomo, la quale nasce proprio dall'intreccio di culture diverse, esattamente come il cuore musicale di quella meravigliosa formazione riunita sotto il nome di Groundation.
Articolo del
20/06/2019 -
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