Si arriva al primo imbrunire dell’ennesima giornata forsennatamente infuocata e già al botteghino incrociamo le chiacchiere con Asp126 e Drone126, della Lovegang126, la crew, posse, gruppo di rapper, produttori, musicisti, artisti tra Monteverde e Trastevere dove è cresciuto Franco126 e lo stesso Gianni Bismark, seppure proveniente da Garbatella, seguendo una filologia territoriale che si immerge per vicoli, piazzette, baretti e scalette del vivere collettivo questa Roma nostra, tanto amata, quanto oramai indegnamente puzzolente, bontà infame di questa ignobile amministrazione capitolina. Ma qui sull’Appia Nuova dell’Ippodromo di Capannelle si respira, siamo nel palco più piccolo rispetto a quello utilizzato da Liberato qualche settimana fa, in ogni modo abbondantemente oltre le 5mila persone, massimamente giovanissime e giovanissimi, ma con picchi intergenerazionali, che si accalcano nell’accogliente catino.
E alle 21.15, affiancato dal sapiente produttore e miscelatore di pezzi G Ferrari, sale sul palco Gianni Bismark, cappellino rapper “visiera coatta” e parte il coro, l’inno di una generazione e più, da So’ finiti i giochi, braccia al cielo e urla sorridenti: de quello che dite non ce frega un cazzo/famo un po’ come ce pare. È l’introduzione a mezz’ora di set rap perfetto, con voce stentorea, suoni pieni, decisi, melodici e flow romanesco e “preciso”, con il quale Gianni presenta il suo Re senza corona, disco che già ci è capitato di segnalare come tra le migliori produzioni di questa prima metà di anno, non a caso insieme con quello di Franco126. Il pubblico di “spietati”, come arringa Gianni, segue le liriche, a partire da Pregiudicati hit rappato nell’originale con Izi, quindi sale sul palco Pretty Solero per Fatte furbo, ma a noi incantano sempre le barre di Anni 70, Gianni B e la versione meno introspettiva di Re senza corona. Quindi si chiude con la ripetizione liberatoria dell’inno introduttivo.
Il palco accoglie una poltrona e la scritta Stanza singola sul fondo, mentre in sottofondo parte la colonna sonora del pop italiano di qualità degli ultimi decenni, cantato a squarciagola da ragazzi e ragazze: Sabato italiano di Fabio Concato, il Renato Zero di Mi vendo, Vasco Rossi di Vado al massimo, fino ad Adriano Celentano e Claudia Mori, quindi i – come dimenticarli? – Flaminio Maphia di Che idea.
Così alle 22.30 entra Franco126, al secolo Federico Bertollini, e la sua band di quattro musicisti continuamente, fraternamente osannati dal Nostro. E questa sembra essere la cifra “esistenziale” che accompagna l’esibizione, ma più in generale il mood di questo gruppo di artisti che si sentono dentro un vivere in comune, un collettivo di arte musicale e stile di vita che necessita dei vari “fratelli” sempre ricordati, come Ugo Borghetti che sale sul palco per condividere birre e Nino Brown, altro produttore evocato, oltre che il resto già citato della 126. È una storia di strada che diventa possibilità di vita quotidiana.
Il suono è perfetto, pieno, rotondo, corposo, l’acustica strabiliante e l’accoppiata San Siro e Brioschi esalta il pubblico canterino con la versione da crooner coinvolgente di Franco. Il ritornello di Noccioline, ah che stai a fa’/noi sempre al bar/e siamo ancora in giro, è l’esorcismo che evoca il capolavoro Polaroid (Soldy Music – Bomba Dischi) di un paio di anni fa e oltre con l’antico sodale Carl Brave, dal quale Franco pesca anche, cantando solamente le sue strofe, Solo guai e una versione visibilmente malinconica di Sempre in due. Lo spettacolo è esaltante e si arriva alla parentesi acustica con la quale Franco rende omaggio al non a caso omonimo Franco Califano, con Un tempo piccolo, quindi a Rino Gaetano (e Riccardo Cocciante) con la sua versione di A mano a mano. È il debito riconosciuto alla storia del cantautorato pop con cui Franco è cresciuto e subito dopo risale sul palco Gianni Bismark, che nei suoi pezzi omaggia Gabriella Ferri, per cantare insieme una splendida versione di Università, prima dell’hit cantato in solitaria di Stanza singola (tenendo anche le tonalità di Tommaso Paradiso il quale era a sentire James Blake a Ostia antica!? Possibile mettere due concerti così la stessa serata, santa pazienza? Quando troppo e quando niente). Per arrivare al pezzo letteralmente strappalacrime, l’ode all’amico morto tragicamente, di Ieri l’altro che commuove l’intera platea con una potenza inaudita capace in neanche quattro di minuti di trasformare letteralmente i sentimenti di tutti.
Un concerto perfetto, musicalmente, liricamente, poeticamente: Franco126 è il condensato migliore di quella tradizione di poetica cantautorale, romana e universale, che dagli anni Sessanta del Novecento arriva a quest’ultimo scorcio degli anni Dieci del nuovo secolo. Ancora Roma caput mundi, nonostante tutti e tutto!? Grazie a Franco126, il migliore in questa sapiente rielaborazione musicale.
Certo il 14 luglio, la metaforica Bastiglia romana di Capannelle sarà con Carl Brave, antico sodale di Franco126 e ora sempre più lanciato nell’orizzonte del pop italico.
Ma il vero, ulteriore, evento che presenta nuovamente Roma, e soprattutto la Lovegang 126 sugli scudi, sarà il 18 luglio, sempre a Rock in Roma, per quello che si prefigura come un happening ancora una volta epocale, aperto da Pretty Solero (già conosciuto come SeanyDelRey, in onore di Lana Del Rey e Seany126, nel solco della gang) e il cui culmine sarà con l’urlo fomentato del rapper franco-casertano Speranza, la parlantina schietta di Massimo Pericolo e il rapper, musicista e produttore forse più potente, coinvolgente e intransigente della scena proto-trapper italiana, quel Ketama126 autore di tre album formidabili (Ketam-City, 2015, Oh Madonna, 2017, Rehab, 2018), capaci di creare un immaginario lirico, disperato, sulfureo e musicalmente unico, almeno nel Belpaese.
Malgrado l’attuale amministrazione capitolina voglia farci odiare questa città, il suono di Roma, tra Garbatella, Monteverde e Trastevere, passa dalla poesia rap di Gianni Bismark, alle liriche perfette di cantautorato senza tempo di Franco126, per giungere alla forsennata potenza, oscura e distorta, dell’urlo soffocato e irriducibile, di Ketama126. Così giovedì 18 luglio ci ritroveremo ancora qui, sotto cassa?
Kety è il migliore/tu dillo ad un amico/poi digli di dirlo ad un’amica […] Non mi avrete mai/non sono come voi
Scalette
Gianni Bismark So’ finiti i giochi Rolex Anni 70 Pregiudicati Soldi Sporchi Fatte Furbo (con Pretty Solero) Gianni B Re senza corona So’ finiti i giochi (ripresa)
Franco126 Fa lo stesso San Siro Brioschi Noccioline Nuvole di drago Solo guai Sempre in due Senza di me Parole crociate Oi Oi Interrail Un tempo piccolo A mano a mano Università (con Gianni Bismark) Stanza singola Ieri l’altro Vabbe’ Frigobar
Bis: Pellaria (ritornello a cappella) Vabbe’
Articolo del
06/07/2019 -
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