Collaborano da anni sulla scena del rock underground italiano e condividono le stesse visioni musicali, hanno pubblicato il loro ultimo album con la stessa etichetta discografica, la 42Records, non è quindi proprio inaspettato vederli insieme per questo mini-tour estivo che questa sera fa tappa nello scenario incantevole di Villa Ada, a Roma.
Iniziano puntuali alle 21,00, quando ancora non c’è molta gente, I Giardini di Mirò che presentano dal vivo Different Times, il loro ultimo bellissimo album. Il loro live act è un continuo crescendo, fatto di brani esclusivamente strumentali, come i nove minuti di “Different Times” , e di canzoni come “Don’t lie” e “Hold On”, due ballate psichedeliche dall’incedere sognante, cariche di suggestioni armoniche morbidamente elettriche. Perfettamente a loro agio sul palco Jukka Reverberi, Corrado Nuccini, Mirko Venturelli, Emanuele Reverberi , Luca di Mira e Lorenzo Cattalani dialogano attraverso i loro strumenti e ci offrono uno show ben calibrato ed intenso che ha un respiro internazionale , che riconduce al post rock di gruppi come Mogwai , o anche allo shoegaze degli Slowdive o altre band a loro simili. Sonorità minimali all’interno di un’atmosfera ipnotica che avvolge il pubblico presente, che nel frattempo è diventato molto numeroso. Poco prima di finire il loro concerto I Giardini di Mirò ci tengono a ricordare la data del 7 Luglio 1960, data dei morti di Reggio Emilia, quando la polizia sparò sui manifestanti e ne uccise cinque. Protestavano contro la ricostituzione del M.S.I. dalle ceneri del Partito fascista. Il loro sacrificio andava ricordato, in particolare in tempi come questi.
Il tempo necessario ad effettuare un minimo cambio palco ed ecco che arrivano i Massimo Volume, band bolognese, con Emidio Clementi, alla voce e al basso elettrico, Egle Sommacal, chitarra elettrica, e Vittoria Burattini, alla batteria. Presentano brani da “Il Nuotatore”, la nuova creatura musicale del gruppo, che arriva sei anni dopo “Aspettando I Barbari”. L’ispirazione che dà origine al titolo viene dal racconto omonimo di John Cheever del 1964. Tematiche letterarie ed esistenziali, biografiche e non si mescolano nello spoken word di Emidio Clementi, supportato dal vivo dalla sua band, che si avvale del guitar work di Dagger Moth (nome d’arte di Sara Ardizzoni, da Ferrara) come special guest.
Ebbene, in un gruppo che non può più contare sulla bravura di Stefano Pilia , alla chitarra elettrica, l’avvento anche se soltanto nella dimensione live di Sara Ardizzoni, attenta e puntuale nel somministrare riff altamente drammatici, reca una maggiore energia nervosa all’esecuzione di brani come ”L’Ultima Notte”, “Santissima Signora del Caso”, “una Voce a Orlando” e “Fred”, là dove Emidio Clementi immagina una piacevole passeggiata con Friedrick Nietzsche a Venezia.
Da segnalare inoltre sia le note che le liriche delle live version de “Il Nuotatore” e di “Amica Prudenza” che condensano il tema centrale dell’album : “ho imparato a naufragare senza perdermi nel mare / ho scoperto che può annegare anche chi non sa navigare”. Entusiasmante poi, nel finale, l’esecuzione - insieme ai Giardini di Mirò - di “Fuoco Fatuo”, un brano storico, tratto da “Lungo I Bordi”, album del 1995. Schitarrate noise salutano il pubblico che si nutre delle loro canzoni, gente diversa, ragazzi che non sanno cosa farsene di Fedez o di Mahmood e in genere dell’hip hop. “Leo, è questo che siamo?” è il grido allucinato, ripetuto in maniera ossessiva, da Emidio Clementi, che sembra invocare Emanuel Carnevali, autore de “Il Primo Dio”, fonte di ispirazione del leader dei Massimo Volume al momento della nascita del gruppo.
L’urlo è quasi sommerso dal frastuono delle chitarre elettriche, segno di riconoscimento di entrambe le band, unite da un senso di appartenenza, dall’avere le stesse radici, quelle di una generazione nata dal punk e che adesso può soltanto resistere di fronte all’imbarbarimento del vivere sociale e mettere in musica la propria diversità, fatta di letteratura, musica e di poesia, roba che per qualcuno fa ancora la differenza
(foto di Viviana Di Leo)
Articolo del
08/07/2019 -
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