Aprono la serata i Panta, un giovane gruppo romano, attivo da quasi tre anni sulla scena “indie” nazionale. Il gruppo è composto da Giulio Pantalei alla chitarra e alla voce, Ilaria Moretti, al controcanto, da Davide Panetta al basso, da Giordano N. Schweinsteiger, alla chitarra acustica, da Susanna Sallemi alle tastiere e da Riccardo Bala, alla batteria e al cajon. Orgogliosi e vogliosi di aprire un concerto così importante i Panta presentano brani tratti dall’“Incubisogni”, il loro primo album, e ci offrono un set molto significativo ed intenso, malgrado Giulio Pantalei, il fondatore del gruppo, sia affetto da una brutta bronco-polmonite e non può essere al massimo della forma. Canzoni come “Sotto un Cielo di Ghiaccio”, “Così E’Abbastanza”, “Lacrime Criminali” e una ballata davvero intrigante intitolata “Roma Dolce Tenebra” catturano il pubblico presente, questo grazie ad una immediatezza tipica del rock e ad arrangiamenti molto curati, nel segno della musica d’autore e di un ritorno a certa new wave inglese.
Poco dopo le 22,00 entrano in scena i Calexico di John Convertino e Joey Burns e Iron & Wine, al secolo Samuel Ervin Bean. Era davvero tanto tempo che i tre musicisti non andavano in tour insieme, ma la recente pubblicazione di “Years To Burn” ha permesso il ritorno ad una dimensione comune live che rischiava di andare perduta. Oltre ai brani che ci aspettavamo , titoli recenti come “Father Mountain”, “Follow The Water”, “Midnight Sun” e “What Heaven’s Left” abbiamo ascoltato il recupero di pezzi tratti da In The Reins, un EP del lontano 2005.
Canzoni come “Prison On Route 41” , “Red Dust” e “He Lays In The Reins” sono tornate a vivere, a farci sognare, nel segno di una forte intesa, di una chimica naturale fra band comunque diverse. Da una parte il tex-mex, il rock di frontiera, il flamenco ed il blues dei Calexico, dall’altra il folk ruvido, basico, autentico e corale di Iron & Wine, capace di melodie altamente evocative quando è il suo momento di cantare.
Musicisti sopraffini e di grande esperienza Calexico e Iron & Wine si scambiamo i ruoli su diverse canzoni: uno interpreta i pezzi dell’altro e ci regalano anche l’esecuzione di una “cover” davvero preziosa come “Bring on The Dancing Horses” di Echo And the Bunnymen . Chitarre slide, armonica a bocca e banjo si incrociano e quasi si sovrappongono alla tromba di Jacob Valenzuela su “Flores Y Tamales” , il brano che contribuisce ad alzare il ritmo di una serata di musica piena, molto calda, ma non sempre frizzante.
No, questa sera, si balla certamente di meno rispetto ad un regolare concerto dei Calexico, per esempio, ma è anche giusto che sia così, dato che con la presenza di Iron & Wine è la dimensione acustica ad avere la meglio nei fraseggi armonici. “The Bitter Suite” è una composizione lunghissima, inserita sul nuovo album, che coniuga la perfetta sintesi musicale fra le due diverse anime presenti sul palco: il canto corale cede ben presto il passo alle chitarre ritmate e alla tromba free jazz per creare un groove davvero unico e contagioso che attraversa il numeroso pubblico che nel frattempo aveva riempito Villa Ada.
L’Arizona e la North Carolina, i Calexico e Iron & Wine, il rock di frontiera e il folk, in un’ora e quaranta minuti di concerto, come d’incanto, la storia della musica americana si fa narrazione musicale e si ricompone davanti a tutti noi in una sera d’estate. Il calore delle sonorità tex-mex e il delicato intimismo di un folk oltranzista, che va ad esplorare territori insoliti, fanno di questa serata un evento speciale
(foto di Viviana Di Leo)
SET LIST Years To Burn History Of Lovers Midnight Sun Bring On The Dancing Horses The Bitter Suite What Heaven’s Left Red Dust Flores Y Tamales Sunken Waltz Bitter Truth Falling From The Sky Naked as We Came Father Mountains He Lays In The Reins Prison On Route 41 Follow The Water Boy With A Coin In Your Own Time Sixteen Maybe Less
Articolo del
26/07/2019 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|