Un caldo inaspettato, una lunga passeggiata fra quello che rimane del Milano Expo, che conduce all’arena dove per il secondo anno è stato ospitato il Milano Rocks, due setate secche, il 30 e il 31 Agosto, con una line–up abbastanza eterogenea ma interessante. Una schiera di quindicimila persone già riscaldate a dovere dai 1975 e i Pvris, e che stanno scalpitanado, in attesa del concerto che farà da headlinear questa sera: Florence + The Machine.
Alle 21.15 si spengono puntuali le luci e arriva sul palco la band, The Machine, che da sempre accompagna Florence Welch e il cui nome nasce dalla band che la cantante inglese aveva messo su agli esordi, con (l’attuale) tastierista Isabella Summers. Si chiamavano Florence Robot / Isa Machine.
Florence raggiunge il palco camminando, a piedi scalzi, e senza effetti speciali da subito riesce a catalizzare l’attenzione del pubblico, solo attraverso un lieve movimento di mani, il vestito chiaro, lungo fino a terra, che si muove nel vento e la sua cascata di capelli rossi.
Poi arriva la sua voce, nel silenzio totale del pubblico.
Che avesse una bella voce, era facile intuirlo ascoltando gli album, ma quella stessa voce sentita live diventa polifonica, profonda, carica di emozioni. Poi inizia a muoversi, una danza antica e tribale su una musica ruvida, potente, veloce. E la magia ha inizio.
Si resta a bocca aperta, con il cuore in gola, e non si riesce a capire se ci si trova nel presente o nel passato, a Woodstock nel 1968 oppure in qualche spazio futuristico direttamente su un altro pianeta.
Chi è questa donna, viene da chiedersi. Ricorda Annie Lennox, Patti Smith, Enya, Kate Bush, ed è tutto questo insieme, e alla fine si smette di fare paragoni e si arriva alla conclusione che è solamente Florence, con la sua personalità prorompente, una femminilità che ricorda una dea celtica, una voce da guerriera e una carica rock come nelle migliori delle tradizioni.
L’apertura del concerto è con la canzone June e poi la famosa Hunger, dall’ultimo album High As Hope (2018), su cui è incentrato il tour e per il quale Florende+ The Machine si erano già esibiti in Italia quest’anno (Casalecchio di Reno e Torino). Naturalmente lascia spazio anche alle vecchie canzoni che hanno fatto la gloria della band come You Got The Love, sulla quale il pubblico è davvero impazzito, Moderation, Jenny Of Oldstone e la famosissima Shake It Out, sulle note della quale si è chiuso il concerto.
Una band d’eccezione, che ha fatto tremare il palco con la sua ritmica potente, alla quale Florence accostava movimenti compulsivi e isterici, e sferzate di chitarra che colpivano all’improvviso, con la cantante che ci scivolava sopra correndo da una parte all’altra del palco; ma sullo stage erano presenti anche un’arpa e un violino che hanno contribuito a rendere questo spettacolo davvero unico nel suo genere, quando accompagnavano Florence in movimenti angelici, quasi ultraterreni.
La cantante ha intramezzato il concerto parlando spesso con il pubblico: a differenza della carica che dimostra quando canta, il suo parlato è dolcissimo, quasi fragile, sfiora la timidezza. Ha raccontato di sé, di come sia realmente affezionata al pubblico italiano, anche perché figlia di una professoressa di storia. Quando era piccola, ha vissuto per un periodo a Firenze e la madre le ha infuso la passione per il Rinascimento, che a suo dire, ha avuto moltissima influenza sulla sua musica.
E’ vero. Perché il mood di Florence + The Machine ha qualcosa di monumentale, che è strettamente legato con il passato, ma allo stesso modo stupisce per quanto riesca ad incarnare i canoni della modernità.
Florence, un’artista che rappresenta quasi un archetipo del Femminile, come non si vedeva da tempo, senza trucchi (e trucco), che sa essere sia angelica che carnale: a metà concerto è scesa dal palco salutando le prime file, e poi è salita sulla transenna, come una deità con i suoi sudditi, e cantava, accarezzava, scuoteva la testa e si lasciava adorare. Un momento emozionate e totalmente vero.
Florence riesce a catalizzare completamente l’attenzione di chi la sta guardando, anche di chi non è un fan storico della band, proprio perché esprime con estrema naturalezza la sua personalità, e il risultato è un’artista vera, primordiale, che non si prende gioco del pubblico, con la quale si è certi di poter stabilire una connessione perché sta dando tutto quello che nel profondo possiede.
Il concerto è terminato dopo un’ora e mezza, sulle note di No Choir, Big God e Shake It Out, poi Florence ha salutato la folla e se n’e andata con la stessa semplicità con la quale è arrivata sul palco.
Sono rimasti i rumori, il vociare della gente e la sensazione di trovarsi ancora in bilico fra il mondo reale e quello incantato di Florence+The Machine, in un turbinio di amore, gioia e furia che sarà difficile dimenticare.
Set List
June Hunger Ship to Wreck Queen of Peace Patricia Dog Days Are Over Jenny of Oldstones 100 Years Moderation You Got the Love (Candi Staton cover) Delilah What Kind of Man
Encore: No Choir Big God Shake It Out
Articolo del
03/09/2019 -
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