Il sostantivo sirena, riferito alla figura mitologica raccontata da Omero è etimologicamente derivato dalla parola “canto”, ma è anche un richiamo a "colei che incatena, che avvince" oppure a “ciò che brilla, che arde".
Non esistono parole più “azzeccate”, come direbbero a Calitri, per spiegare il bellissimo concerto di stasera, prima delle dieci date del tour intitolato appunto “Sirene: richiami, emergenze e affioramenti”.
Vinicio Capossela comincia da qui i suoi concerti estivi, in provincia di Latina, in un luogo antico in cui far risuonare la sua musica moderna che ha sempre volto lo sguardo a gesta eroiche, a racconti leggendari, a semplici attimi di vita quotidiana raccontati con uno stile epico, proprio della narrativa della sua arte.
È difatti impossibile fare un report della serata non partendo dal luogo che ci ospita: il Parco Archeologico di Norba, nella città di Norma, in provincia di Latina.
Un posto che riesce a farti entrare in connessione con la musica che stasera Vinicio Capossela ci offrirà, un luogo che lo stesso Capossela definirà nel corso della serata “fuori dalla storia”, che ti abbraccia e ti trasporta lontano nel tempo ma vicino e pulsante di vita (passata) che si fa presente nella musica di questo artista che dire totale è poco.
Musica totale, piena di vita, da condividere con l’ascoltatore e con le persone che vogliono fare esperienza famigliare con i musicisti che di volta in volta sceglie sul palco per rappresentare il suo spirito. Questa volta è toccato a Daniela Savoldi al violoncello, ad Alessandro Stefana alle chitarre, a Raffaele Tiseo al violino e a Vincenzo Vasi che suona il theremin, le percussioni e tutto quello che serve per creare la giusta atmosfera.
Dopo aver camminato, in salita, accanto le mura dell’antica città di Norba, arriviamo ad una piana dove il panorama lascia senza fiato, dove l’ora permette di vedere le ultime violacee luci del giorno, dove veniamo accolti dalla Serenata per archi di Dvořák. E tutta questa bellezza stupisce, ammalia, avvolge e ci abbandona nella dolce attesa dell’inizio del concerto.
Alle 22:00 gli archi del compositore croato terminano il loro compito di introduzione e al loro posto, insieme alle lucciole che col buio si percepiscono chiare e luminose, ecco sirene d’emergenza, di allarme, di avvertimento; queste saranno le altre sirene che ci faranno compagnia nel corso della serata.
Bardamù e la Polka di Varsawa aprono il concerto e subito dopo Vinicio Capossela mette in chiaro che siamo qui non solo per le sirene che appartengono al mito, ma anche per quelle che ci allarmano e che urlano alle nostre coscienze e La crociata dei bambini, un brano ispirato da un poema di Brecht e primo singolo dell'ultimo lavoro 13 canzoni urgenti, risulta essere così attuale in questo periodo assurdo in cui le sirene non cantano e non ammaliano, ma spaventano.
I suoni delle sirene di emergenza e di paura, sono l’intermezzo che viene usato tra una canzone ed un’altra mentre Vinicio Capossela introdurrà per tutta la sera le canzoni scelte per la scaletta; scaletta decisa in buona parte all’ultimo minuto, come avviene sempre per il cantante, a seconda del luogo, dello spazio e delle impressioni che quel giorno porta con sé.
Altro elemento di allarme è l’estremismo religioso, che ha guidato tramite un brano biblico dell’Antico Testamento (la storia di Gedeone) anche l’offensiva israeliana su Gaza chiamata appunto “I carri di Gedeone” fatta su sangue, ossa e pietre: Non trattare è il brano che racconta l’assurdità delle guerre perpetrate attraverso l’interpretazione umana della parola divina.
Cambio di cappello, e siamo in mare con la S.S. dei naufragati, sempre in balia della guerra, sempre con un occhio alla nostra storia contemporanea che viene ripresa da Capossela grazie all’isola di Ventotene che è proprio di fronte a noi; l’isola è stata infatti oggetto di discussione e di dibattito politico nazionale nell’ultimo periodo, così come lo è il fascismo che esiste e che dobbiamo combattere attraverso non solo la memoria ma anche con la nostra eredità. Il cantante invita tutti i presenti a fare esperienza di resistenza e con Staffette in bicicletta, introdotta dalla corista della serata, Irene Sciaccovelli, che da qui in poi farà capolino durante il concerto, ci ammalia e ci lascia con la speranza di un mondo dedito al canto e non agli allarmi.
Difatti d’ora in poi, le sirene che fanno da intermezzo non sono più di allarme ma sono diventate ammaliatrici, sono un canto che da Ulisse arriva al 1522 e ad Ariosto Governatore< a cui seguiranno Aedo, Dimmi Teresia, Le pleiadi e La belle dame sans merci. Altro cambio di cappello, questa volta contornato di fiori nella falda, per celebrare l'eterno presente dell'arte di Michelangelo che viene celebrato con Fuggite amanti amor.
Dopo un trittico legato alle volubilità umane, partendo dalla debolezza di Lord Jim, poi con la solitudine di Lanterne rosse, infine alla falsità legata al servilismo al Marajà, ci strappa una risata Vinicio, facendo i complimenti al suo pubblico perché spettatore di un concerto "non da cabaret", che invece trasforma grazie oltre che alla precedente alle 2 seguenti: L'acqua chiara alla fontana e Pryntyl.
Sappiamo che sta volgere alla fine, ma invece di portare sul palco i grandi classici, davvero incredibile, assistiamo a 15 minuti di monologo tra Chinaski, Plutarco, racconti rinascimentali e il mago Christopher Wonder che servono ad introdurci al fatto che "il tempo alla fine non è gentile", che il tempo è come Le sirene, "è pieno di inganni e ti toglie la vita, mentre la sta cantando". Meravigliosa fine di un concerto, così intimo e raccolto anche se suonato in uno spazio così immenso, che va dai monti Lepini al mare Tirreno.
Il pubblico chiede a gran voce che si continui fino al mattino, Vinicio forse vorrebbe chiuderla qui, d’altronde è stato uno spettacolo che ha avuto una sua forma e l’epilogo è stato il brano che poi richiama tutto quello che ha pensato per portare questa ennesima prova d’artista di fronte ai mari e ai mali del nostro paese, per parlare di guerra, d’amore, di emergenza e di tempi che cambiano e prendono una piega che dobbiamo cercare di modificare fin che siamo in tempo.
Ma il pubblico va accontentato e quindi citando un passaggio del libro Askitiki del greco Nikos Kazantzakis ritorna al pianoforte e ci dedica Con una Rosa; prima di questa ci sarebbero state anche Scivola< e Camera a sud ma è passata la mezzanotte e quindi ci rimane un ultimo dono da scartare. Imbraccia un organetto, rimasto inutilizzato accanto a lui tutta la sera, ed è Tempo di regali dedicata ad un suo amico di recente scomparso ricordato con una poesia presa da Twelfth Night di Rowan Williams.
Invita a ballare, a riempire lo spazio breve che divide il palco alla prima fila di sedie e rispondiamo ballando e celebrando la vita in una serata davvero indimenticabile.
Cercate le altre nove date di questo nuovo spettacolo del cantante irpino. Fatevi un regalo. Concedetevi una serata insieme al canto in “sirenese”, che potreste non saper parlare, ma di sicuro riuscirete a comprendere, perché il sacerdote che celebra il rito, è un bravo maestro.
INTRO: Serenata per archi in E major di Antonìn Dvořák SCALETTA: Bardamù + Polka di Varsawa La crociata dei bambini Non trattare S.S. dei naufragati Staffette in bicicletta Ariosto Governatore Aedo Dimmi Teresia Le pleiadi La belle dame sans merci Fuggite amanti amor Lord Jim Lanterne rosse Marajà L'acqua chiara alla fontana Pryntyl Le sirene BIS: Con una Rosa Tempo di regali
Articolo del
20/06/2025 -
©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|