I Gazebo Penguins, band post-hardcore emiliana, ha da poco compiuto quindici anni di attività. Un traguardo importante. Il trittico storico, nato nel 2005, formato da Gabriele Malavasi (voce, chitarra, tastiere), Andrea Sologni (voce, basso, tastiere) e Pietro Cottafavi(batteria) a cui si è aggiunto Daniele Rossi alla seconda chitarra, è riuscito, passo dopo passo, a conquistare e infervorare menti e cuori di un pubblico che, negli anni si è sempre di più allargato.
Nonostante siano stati nell’ultimo periodo un pò assenti, o Gazebo Penguins lo scorso 17 dicembre attraverso i social hanno annunciato una piacevole sorpresa. Infatti, proprio in occasione del coronamento dei quindici anni di carriera, hanno deciso di festeggiare con quindici concerti in tutta Italia in cui suoneranno una scaletta rigorosamente composta da quindici canzoni tutte estrapolate dai loro dischi.
Il 17 gennaio al Monk Club di Roma si è svolta la seconda tappa del tour. L’esibizione, durata circa un’ora e mezza, è stata un concentrato di energia, movimento, chitarre garage, irruenza a cui va aggiunta una buona dose di pogo, urla e sudore. La band, capitanata da Gabriele Malavasi detto Capra, è riuscita a coinvolgere pienamente i fan di vecchia data ed è stata anche in grado di dare un segnale importante ai giovanissimi che erano presenti nel pubblico.
Uno dei momenti topici del concerto è stato quando hanno intonato uno dei loro brani più famosi, dal titolo “Senza di te” da Legna (To Lose La Track, 2011), una canzone stupenda peccato duri troppo poco. Dallo stesso album sono stati suonati anche “Dettato”, “Cinghiale” e “Il Tram delle sei”. Mentre, dall’album Raudo, uscito nel 2013 (sempre per l’etichetta To Lose La Track), sono stati eseguiti i pezzi “Casa dei miei”, “È finito il caffè”, “Piuttosto bene” e la bellissima “Difetto”. Inoltre, per quanto riguarda l’ultimo lavoro del gruppo emiliano, Nebbia (To Lose La Track, 2017) sono state scelte le seguenti tracce: “Bismantova”, “Nebbia”, “Febbre”, “Atlantide” e “Pioggia”. A fine scaletta spuntano altre due canzoni “Mary mongò used to call me igino” da The name is not the named (Suiteside Records, 2009) e “Comodino whattafuck?!” che apriva l’album Penguin invasion uscito nel 2006. I Gazebo Penguins hanno confermato tutta la loro carica e un immutato affiatamento. Per artisti di questo tipo, ben rodati a stare su un palcoscenico piccola grande non importa, suonare è una condizione piacevole in cui non conta solo l’esecuzione del brano ma anche intrattenere e, nel farlo, rimanere se stessi. Nonostante siano appunto trascorsi quindici anni dal loro debutto questo gruppo nato a Correggio è rimasto con i piedi ben piantati per terra ed è riuscito a tracciare una propria strada.
Il futuro non è ancora scritto, ma la musica continua
(foto di Silvia Cinti)
Articolo del
20/01/2020 -
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