(foto di Beatrice Ciuca)
Leyla McCalla arriva per la prima volta a Roma e porta con sé un bagaglio d’emozioni, parole e musica frutto di un mondo sempre più interconnesso e multiculturale.
La sua biografia si intreccia e promuove quella stessa integrazione di generi e popoli di cui il festival romano di Villa Ada Roma Incontra Il Mondo si è fatto da sempre portavoce. Polistrumentista nata ad Haiti ha diluito nel tempo le mille influenze artistiche assorbite dalla stessa e, successivamente, da New York (città in cui è cresciuta ed ha studiato). Ciò le ha fatto conoscere e far propri gli estremi di un microcosmo occidentale che è culla di realtà sociali disparate, lasciando poi al suo estro creativo il compito di trasmigrarne l’essenza in album sfaccettati, tra blues, jazz, folk.
In apertura all’evento romano del 17 luglio 2021 c’è stato Jozef van Wissem, compositore e liutista olandese protagonista di un ampio preludio in solo attraverso brani minimali, in cui le variazioni armoniche del suo strumento sono state solo verso la fine accompagnate da alcune partiture vocali. Forse un po' troppo monotono nel suono Wissem ha comunque avuto modo di farsi applaudire dai pochi spettatori presenti.
Spiace infatti constatare come anche poco più tardi, al cambio palco che ha dato il benvenuto alla McCalla, il pubblico sia rimasto perlopiù nell’ordine delle poche decine. Un peccato che lascia in bocca un po' di amarezza, ma allo stesso tempo non distrae dalla bellezza in divenire che Leyla regala a coloro che hanno risposto alla chiamata. Si destreggia abilmente tra il banjo, il violoncello, la chitarra, raccontando con simpatia i contrasti di un mondo in costante mutamento e movimento. Invita addirittura a ballare sottopalco, salvo poi scherzosamente ricordare come, data la pandemia ancora in corso, ciò non possa realizzarsi.
Le persone accolgono comunque l’invito e a più riprese fanno sentire il proprio entusiasmo non solo con gli applausi ma anche attraverso movimenti più o meno accennati sulle sedie, mimando un più ampio moto interiore che freme per la libertà. Si spera in un prossimo futuro che la curiosità possa spingere ancora più persone ad un concerto di questa eclettica artista, la cui musica, come scrive il New York Times, “racconta saghe familiari, malinconie, solitudine e l’inesorabilità del tempo, tutto narrato con il tocco più leggero che si possa immaginare”.
Articolo del
18/07/2021 -
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