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Foto di Viviana Di Leo
L’idea è di Luca Ciarla, pianista, violinista e compositore, da tempo amico di Blaine L. Reininger, polistrumentista e sperimentatore di San Francisco, membro fondatore - insieme a Steven Brown - dei Tuxedomoon, band di culto dell’universo post-punk e della moderna musica d’avanguardia.
Blaine L. Reininger ha accettato volentieri l’invito: erano otto anni che non suonava in Italia, così ha lasciato la campagna e gli ulivi della sua casa poco sopra Atene, in Grecia, dove si è trasferito diversi anni fa, e ha raggiunto a Roma l’amico Luca Ciarla per una serata speciale, sperimentale quanto volete, di elettronica, certo, ma anche di tanto rock and roll. Chi si aspettava un jazz sperimentale o musica d’avanguardia deve essere rimasto parzialmente deluso, perché Blaine L. Reininger si è presentato in sala insieme al solo Georgio Valentino, chitarrista americano, e ci ha offerto una “session” per certi versi sorprendente, ma veramente gustosa. Ma andiamo per ordine: il concerto inizia con una “performance” solista di Luca Ciarla, che si alterna al pianoforte e al violino e presenta alcune sue composizioni mentre sullo schermo compaiono immagini affascinanti proiettate da Keziat, artista visiva e sua stretta collaboratrice.
C’è spazio anche per un intervento al sassofono di Nicola Alesini, jazzista di chiara fama, altro “special guest” della serata. Poco dopo è entrato in scena Blaine L. Reininger, 69 anni, giramondo, artista e musicista poliedrico, da una vita nella musica, profondo conoscitore di generi musicali, ma altrettanto bravo a dimenticarsene, a metterli da parte. Ha imbracciato la chitarra elettrica e insieme all’amico Georgio Valentino, ha iniziato un “live act” che è sembrato un ritorno al passato, al periodo di Bruxelles, ai primi dischi con i Tuxedomoon, quando quella che sembrava una azzardata combinazione di post punk e sperimentazione creava in realtà un suono molto originale, con una sezione ritmica frenetica ed esaltante. Blaine ha presentato canzoni che risalgono alla metà degli anni Ottanta, titoli come “Night Air”, l’intrigante “Mystery And Confusion” e ancora “The Blue Sleep”. C’è anche un omaggio al suo gatto con “Dry Food” e poi ancora “Broken Fingers” e “Birthday Song”, altri brani emozionanti, risalenti all’inizio della sua carriera solista.
Non mancano citazioni più recenti, come la bellissima “I Am An Old Poem”, una ballata molto intensa e autobiografica, tratta da “Wounds And Blessings”, il suo ultimo album. Per il resto una cavalcata elettrica, un rock and roll acido che ricorda a tratti le cose che faceva Stan Ridgway. Interventi al violino elettrico, la riproposta di composizioni come “Jinx” e come “What Use” , dei Tuxedomoon, prima del gran finale che vede il ritorno sulla scena di Luca Ciarla, al violino, e di Nicola Alesini, al sassofono, per una “line up” allargata a quattro musicisti che esegue una imperdibile versione di “No Tears”, il brano simbolo dei Tuxedomoon, un brano tristemente profetico, considerato quanto stiamo vivendo oggi. “No tears, my eyes are dry, good bye” canta Blaine prima di salutare calorosamente il pubblico tornato ad ascoltarlo con un solo grido “NO WAR”
Articolo del
21/03/2022 -
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