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Foto di Viviana Di Leo
C’era un pubblico davvero numeroso, fatto di appassionati e di curiosi, ad ascoltare l’incedere epico della Prog Symphony ideata dal maestro Vincenzo De Filippo che - coadiuvato dal suo coro polifonico e da un “ensemble” di musicisti di tutto rispetto - ha proposto dal vivo una riedizione in chiave sinfonica di alcune delle composizioni più note del Progressive Rock, inglese ed italiano.
Il concerto è iniziato in grande stile con una “medley” di alcuni dei brani più noti dei King Crimson, un “mix” ben congeniato che prevedeva senza soluzione di continuità temi musicali tratti da “21st Century Schizoid Man”, “Starless”, “In The Court of the Crimson King” e “Moonchild”. Si è passato poi ad “Aqualung” e “Cross Eyed Mary” dei Jethro Tull per poi procedere sul versante italiano, sempre relativo a quegli anni, con “Non Mi Svegliate” e “Impressioni di Settembre” della P.F.M. Un periodo molto fertile, che partiva dalla fine degli anni Sessanta per abbracciare poi pienamente tutti gli anni Settanta, almeno fino all’avvento del “punk rock”. Ma invece di continuare sulla strada intrapresa il concerto comincia subire delle deviazioni, assolutamente lecite, per carità, ma non propriamente centrate sul Prog.
Ecco infatti che ascoltiamo, un po' sorpresi, una versione sinfonica di ”Perfect Day” di Lou Reed (una canzone così bella che non si discute) e il “glam rock”, concitato e divertente, di “Starman” di David Bowie. Dopo una breve pausa, comprendente una presentazione degli elementi della band e un doveroso ringraziamento diretto ai componenti del coro, ecco che arriva un altro mezzo “dirottamento” che consiste in una versione sinfonica di “Losing My Religion” dei R.E.M. La canzone non si discute, ma l’abbinamento è azzardato e dà il via ad una serie di proposte un po' “laterali” , tipo l’esecuzione di “ The Show Must Go On” dei Queen. A quel punto sale l’eccitazione del pubblico presente in sala che giustamente pensa di trovarsi di fronte ad una sorta di “juke box” degli anni settanta e dei primi anni ottanta e comincia a chiedere a gran voce brani dei Deep Purple oppure, più correttamente, dei Genesis.. “No, non li abbiamo preparati, i Genesis poi sono più difficili da eseguire rispetto ai King Crimson” spiega il maestro.
Ma, caro Vincenzo De Filippo, caso mai è vero il contrario. La serata comunque si chiude fra gli applausi dopo una proposta della lunga “suite” crimsoniana che era stata eseguita all’inizio dello show.
Articolo del
30/05/2022 -
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