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Bauhaus
Bauhaus live @ Alcatraz - Milano, 6 giugno 2022
Milano
6/06/20222
di
Daniela Giombini e Dario Calfapietra
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Andiamo in trasferta a Milano perché non possiamo mancare l'unica data italiana dei Bauhaus, storica band inglese formatasi a Northampton nel 1978, tra le primissime (se non la prima in assoluto) a suonare musica goth. Sciolti e riformati diverse volte, per questo tour si presentano con la formazione originale che vede insieme a Peter Murphy alla voce, Daniel Ash alla chitarra, David J al basso e Kevin Haskins alla batteria.
Davanti ad un Alcatraz gremito di fans provenienti da tutta Italia e di età variegata, i musicisti salgono sul palco con un look stravagante ma raffinato che bene si addice alla loro età ed all'immagine di icone del goth-rock: Peter Murphy in nero con un bastone dal pomello argentato e piume nere sulle spalle quasi fossero delle ali mentre Daniel Ash indossa vistosi occhiali scuri con montatura bianca e sfoggia una camicia anch'essa bianca con ampi volant sotto una giacca nera con luccicanti paillettes.
Si apre con Rosegarden Funeral Sores (una cover di John Cale) scandita dal ritmo della batteria ibrida (metà elettronica e metà acustica) di Kevin Haskins e caratterizzata dal sofferto solo di chitarra elettrica di Daniel Ash che ha la cassa del suo amplificatore Marshall a testa in giù. Si giunge quasi subito alla title-track del loro album d'esordio IN THE FLAT FIELD (1980) che scatena l'esagerato entusiasmo di qualche scalmanato che ci costringe a retrocedere. La seguente A God in an Alcove è interpretata in maniera teatrale da un Murphy quasi shakespeariano che per l'occasione ha una corona dorata mentre è il sax suonato in stile no-wave/free jazz da Daniel Ash a caratterizzare In Fear of Fear. Dopo Spy in the Cab è la volta di She's in Parties col solo di melodica suonata da Peter Murphy ed il fantastico giro di basso di David J. E' di nuovo una linea di basso ad aprire l'iconica Kick in the Eye e poi un'ovazione segue le prime note di Bela Lugosi's Dead (il singolo con cui i Bauhaus esordirono tanti anni fa) durante la quale il cantante tira fuori dei suoni cupi da una tastiera, lancia petali di rose rosse sul pubblico e sul finale invita a cantare la gente che risponde prontamente con grande entusiasmo. Murphy, navigato frontman, si mette l'asta del microfono sulle spalle a simboleggiare una crocifissione in Stigmata Martyr prima di chiudere con Dark Entries dove il pubblico si esalta lasciandosi andare senza più freni.
La band torna per tre canzoni e a sorpresa si tratta di tre cover: Sister Midnight di Iggy Pop, Telegram Sam dei T-Rex e Ziggy Stardust di David Bowie. Peter Murphy e Daniel Ash indossano entrambi delle sgargianti giacche luccicanti per questo ultimo set.
In un'ora e un quarto di concerto i Bauhaus hanno dimostrato di saper ancora dare spettacolo con un suono compatto ed una resa scenica che molto ha da insegnare ai gruppi più giovani.
(La foto dei Bauhaus all'Alcatraz è di Daniela Giombini)
Articolo del
08/06/2022 -
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