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Secondo concerto italiano e prima esibizione romana per i King Hannah, strabiliante band inglese, originaria di Liverpool, che è arrivata sulle prime pagine delle riviste specializzate internazionali senza campagne promozionali o spinte particolari, ma solo grazie ad una forte originalità e un grande talento.
Loro sono Hannah Merrick, di origine gallese, chitarra ritmica e voce, e Craig Whittle, alla chitarra solista. Hanno fin qui all’attivo solo un fantastico e.p. , intitolato “Tell Me Your Mind And I’ll Tell You Mine”, uscito nel 2020 e adesso sono in tour dopo la pubblicazione per la City Slang del loro album d’esordio, l’eccellente “ I’m Not Sorry , I Was Just Being Me”. Vi diciamo subito che, dal vivo, l’impatto della band è decisamente più duro rispetto al disco. Noti ventrali di basso, cupe ed ossessive, preparano le esplosioni chitarristiche di chiara derivazione psichedelica della chitarra di Craig, mentre la voce sofferta di Hannah, che riesce ad essere nello stesso tempo malinconica e anche molto sensuale, regala melodia a composizioni come “Creme Brùlè”, “Meal Deal” e la ballata di natura ipnotica che prende il titolo di “ The Moods That I Get In”.
L’intesa fra Hannah e Craig è perfetta, si sostengono reciprocamente, non sanno cosa significhi e cosa possa voler dire lo “status” di rock-star. Malgrado il successo immediato e così fulminante, restano con i piedi per terra, si spostano a bordo di un tour bus, non pretendono alberghi eleganti e tengono basso il costo del biglietto (appena 12,oo euro) tanto è vero che anche un giovane cocker è riuscito ad entrare, e a interromper abbaiando la “performance” del gruppo. Ma gli spettatori sono circa trecento, quando forse era lecito aspettarsi un “sold out”. Però il pubblico si fa sentire, partecipa e dialoga con la band, al punto che Hannah vince la sua naturale timidezza e confessa le difficoltà incontrate nei due anni appena trascorsi e quanto sia contenta di trovarsi qui. Il blues acido e sporco dei King Hannah assume una valenza rumoristica a causa di una mancata regolazione dell’audio in sala, ma la cosa si sopporta, un po' perché abbiamo orecchie addestrate, un po’ perché il magnetismo che emana la band da quel palco ci fa superare tutto.
Hannah e Craig si sono incontrati a Liverpool: lavoravano entrambi nello stesso pub. Ma Craig aveva già ascoltato Hannah cantare in band precedenti e quando i due hanno deciso di mettere insieme le loro idee musicali, è nato il progetto King Hannah e al lavoro hanno dovuto trovare dei validi sostituti. La soluzione stilistica della band prevede lunghi assoli di chitarra elettrica che si innestano in maniera dinamica su una sezione vocale sognante e su una ambientazione decisamente oscura, molto “heavy blues”. Un richiamo all’America, alle sponde del Mississippi, più che ai Beatles, non c’è traccia alcuna di quell’ intrattenimento garbato tipico delle creazioni del binomio Lennon& McCartney. Storie di vita quotidiana, semplici ma anche molto intime, cantate con intensità e determinazione come su “A Well-Made Woman”, su “Foolius Caesar” e sul fantastico crescendo di “It’s Me And You, Kid”, la ballata elettrica che ha chiuso il concerto. Un “live act” vibrante, segnato dalla distorsione elettriche della chitarra di Craig che entrano volutamente in contrasto con la vocalità di Hannah, apparsa comunque in grado di saper modulare diversamente la sua voce, talvolta anche all’interno dello stesso brano.
SET LIST
- A Well Made Woman - State Trooper (Bruce Springteen’s cover) - Foolius Caesar - Berenson - Go-Kart Kid (Hell No) - Big Big Baby - I’m Not Sorry, I Was Just Being Me - The Moods that I Get In - Creme Brùlè - Meal Deal - It’s Me And You, Kid
(Foto di Viviana Di Leo)
Articolo del
13/06/2022 -
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