(foto di Giancarlo De Chirico)
Pixies, finalmente Pixies! Per la prima volta si esibisce dal vivo a Roma malgrado i trentasei anni di attività musicale alle spalle, la leggendaria band di Boston, Pixies finalmente Pixies nonostante i litigi e gli avvicendamenti che hanno minato la storia del gruppo, Pixies finalmente Pixies, dopo due anni di attesa per un concerto che veniva continuamente rimandato a causa della pandemia.
Ma adesso eccoli, li vediamo, sono sul palco della Cavea dell’Auditorium in quella che negli ultimi anni è stata la loro consolidata “line- up” e che vede Black Francis, alla chitarra e alla voce, Joey Santiago, alla chitarra elettrica, Paz Lenchantin (ex A Perfect Circle), al basso e David Lovering alla batteria. Per quei pochi che non li conoscessero, sono stai loro, i Pixies, band seminale, gruppo dal quale è impossibile prescindere, ad aprire la strada al “grunge” dei Nirvana e al rock alternativo dei Pearl Jam e dei Radiohead. E’ vero, adesso non c’è più Kim Deal, al basso, che è andata a formare i Breeders , una grave perdita, questo è sicuro, ma l’impatto che ha avuto Paz Lenchantin sulla band è stato formidabile e si deve anche a lei , che viene dal “metal”, l’impressionante chiave ritmica che i Pixies dimostrano dal vivo.
Un concerto lungo, altamente elettrico, un approccio serio e con zero ammiccamenti nei confronti del pubblico. Non una parola di troppo, per la serie “let the music do the talking”, l’elogio del “feedback” e della distorsione, un afflato “punk” che mira dritto alla pancia degli spettatori, elementi di musica psichedelica che si mescolano sapientemente con riferimenti “sixties” e con certe ambientazioni “western” care ai Wall of Voodoo di Stan Ridgway. La scaletta è una perfetta sintesi fra passato e presente della band , da “Surfer Rosa” a “Beneath The Eyrie” e a “Doggerel”, il nuovo album, previsto per Settembre. Brani come “Gouge Away”, “Wave of Mutilation”, “Brick Is Red” e “Bone Machine” non sono affatto invecchiati, ma suonano ancora molto bene e costituiscono il substrato ideale per una sezione vocale mefistofelica, ora delicata oppure in falsetto, ora aggressiva e temibile. Dono attribuito ad un Black Francis in grande forma, che sembra non invecchiare mai, accompagnato da una band collaudata, che controlla bene la situazione sul palco, sostenuta da un gioco di luci accecante, che asseconda le accelerazioni ritmiche dei Pixies, ora come allora protagonisti assoluti dell’ indie rock.
La riproposta di “Where Is My Mind?”, in una versione più lenta rispetto all’originale, ma comunque affascinante, suscita l’entusiasmo sia del pubblico che affolla il parterre che di quello seduto in tribuna. Sullo stesso piano la successiva “Death Orizon”, una ballata nuova, tratta da “Beneath The Eyrie”, ma dal punto di vista armonico molto vicina alle soluzioni dei primi Pixies. Un’esibizione molto vitale, dura, stringente, che non ha concesso niente allo spettacolo (a parte la modulazione delle luci sul palco) ma che almeno ci ha restituito i Pixies, finalmente i Pixies, malgrado il Covid, la guerra, la siccità e un mondo che non funziona più come dovrebbe. La lunga ed esaltante serata si chiude con “La La Love You”, un pezzo molto serrato, l’unico cantato da David Lovering, il batterista della band.
SET LIST
Cactus Nimrod's Son Here Comes Your Man The Holiday Song All the Saints Ana Mr. Grieves Vamos Brick Is Red Break My Body Motorway to Roswell Gouge Away River Euphrates Human Crime Monkey Gone to Heaven Broken Face Crackity Jones Isla de Encanta Head On (The Jesus and Mary Chain) U-Mass Gigantic There's a Moon On Velouria Havalina Cecilia Ann (The Surftones) St. Nazaire Debaser Wave of Mutilation Caribou Planet of Sound Winterlong (Neil Young) Where Is My Mind? Death Horizon Bone Machine I've Been Tired
Encore: La La Love You
Articolo del
29/06/2022 -
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