(foto di Viviana Di Leo)
Abbiamo a che fare con una Suzanne Vega diversa rispetto alla giovane donna, ex receptionist in un albergo, che si affacciò sulla scena “folk underground” newyorchese a metà degli anni Ottanta.
Adesso è in pieno controllo della situazione e il suo nuovo spettacolo dal vivo vede la partecipazione di Gerry Leonard, chitarrista irlandese che risiede a New York e che ha suonato anche sugli ultimi dischi David Bowie. Il suo repertorio di canzoni è ormai molto vasto e lei ci presenta una “set list” ben calibrata, fatta di vecchi “hits” e di materiale più recente. Sempre piuttosto riservata ed attenta - così come la ricordavamo - Suzanne ha imparato ad essere anche ironica e le sue lunghe narrazioni sanno essere anche ironiche. Racconta dei suoi primi amori, del suo viaggio “In Liverpool” per riallacciare i contatti con quella persona, rispolvera la leggenda di Davide e Golia per introdurre “Rock In This Pocket”, canzone dedicata al terribile conflitto fra Ucraina (Davide) e Russia (Golia) e si augura che l’esito della guerra in corso sia lo stesso. Suzanne è decisamente contenta di vedere così tanta gente nel parco, accoglie tutti con un sorriso e con nuovi arrangiamenti delle sue vecchie canzoni.
Incantevole e aspra “Small Blue Thing”, splendida e quanto mai attuale la ballata acustica intitolata “Queen And The Solier”, ma in certe occasioni si affaccia anche il rock, è il caso di “When Heroes Go Down” - inframezzata da una citazione da “Lipstick Vogue”, un vecchio pezzo di Elvis Costello. Di una bellezza glaciale l’esecuzione di “Solitude Standing”, nata da un sogno dell’artista newyorchese, mentre è insolitamente accelerata - e facile preda della chitarra di Leonard - l’esecuzione di un brano come “Left Of Center”, nato come uno “spoken word”. Uno dei momenti più interessanti della serata è la presentazione di “Horizon”, una composizione che in soli tre minuti prova a riassumere la filosofia di Vàclav Havel, ex presidente cecoslovacco, ma anche un drammaturgo e un poeta, morto nel 2011.
Un uomo che aveva improntato tutta la sua vita all’amore, per la sua nazione, per la vita, per gli altri. Sempre molto sobria ed elegante, Suzanne Vega sembra non invecchiare mai e la sua voce è veramente unica e molto riconoscibile. A dir poco trascinante la versione elettrica di “I Never Wear White”, uno degli ultimi successi di Suzanne Vega, un brano molto intenso che ci regala una attitudine quasi hard rock dell’artista americana, un qualcosa che non le riconoscevamo! Verso la fine del concerto Suzanne Vega ricorda un altro vecchio amico: Lou Reed. “C’era una canzone che lui non amava eseguire dal vivo. Non la cantava mai. Allora lo faccio io”. E attacca “Walk On The Wild Side”, al solito ben coadiuvata da Gerry Leonard, valore aggiunto di questo tour mondiale. Chiamata a gran voce a tornare sul palco, Suzanne Vega ci regala altri due brani: l’immancabile e sempre affascinante “Tom’s Diner”, un pezzo ricco di “groove” e la fantastica “Tombstone”, tratta da “Nine Objects Of Desire”, una canzone che lei descrive come “la più allegra che abbia mai scritto”.
Suzanne ringrazia, saluta tutti i presenti e ci rimanda all’anno prossimo, quando presenterà le tante altre canzoni che non ha eseguito qui questa sera.
SET LIST
Marlene on the Wall Small Blue Thing Caramel Gypsy In Liverpool Queen and The Soldier When Heroes Go Down / Lipstick Vogue Rock In This Pocket Horizon Solitude Standing Left Of center I Never Wear White Some Journey Walk On The Wild Side
Encore:
Tom's Diner Tombstone
Articolo del
20/07/2022 -
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