(foto di Viviana Di Leo)
Una serata veramente speciale qui a Roma alla Casa del Jazz che vede il primo incontro in assoluto fra due musicisti straordinari come Enrico Pieranunzi, al pianoforte, e Antonello Salis, al pianoforte e alla fisarmonica.
Pieranunzi vive a Roma, ha una preparazione classica alle spalle e aderisce al jazz nei primi anni Settanta, mentre Salis, di origine sarda, è un autodidatta, suona la sua fisarmonica da quando aveva sette anni e entra in contatto con il jazz verso la fine degli anni Sessanta quasi per caso, mentre faceva il cameriere in un ristorante di Portoscuso. Pur sapendo del concerto in programma questa sera, Enrico Pieranunzi e Antonello Salis si sono visti solo tre giorni fa per trovare un’intesa sul programma da eseguire insieme dal vivo. Niente da fare: hanno parlato, scherzato, mangiato e bevuto qualcosa ma non una parola su quale forma dovesse assumere questo concerto. Eccoli lì, seduti uno davanti all’altro su due pianoforti diversi, pronti a cominciare un dialogo musicale quanto mai fitto e inizialmente complesso, che prevede momenti di pura improvvisazione, per poi sciogliersi con l’inserimento di temi musicali molto noti in ambito jazz quali “Naima” di John Coltrane oppure “Moon River” di Henry Mancini tratto dalla colonna sonora del film “Colazione da Tiffany” uscito nel 1961.
Pieranunzi e Salis non cercano un punto di incontro ma si inseguono all’infinito in un gioco di note e di passaggi armonici che ha un qualcosa di mirabile. Salis poi è un musicista eclettico, molto vicino allo sperimentalismo, percuote i tasti del suo pianoforte e strofina le corde di acciaio del suo strumento utilizzando oggetti domestici di facile reperimento, come per esempio la latta di una scatola di tonno. Un approccio quasi rumorista quindi che va ad infrangersi in più di una occasione con le note classicheggianti di Pieranunzi, che conosciamo come pianista contemplativo, che riconosce il valore di una melodia. A metà dello spettacolo i due musicisti interrompono il concerto, si salutano calorosamente e si presentano al pubblico. Salis indossa una tuta leggera di colore rosso e una bandana gialla, l’abbigliamento ideale per Pieranunzi, tifoso dell’A.s. Roma, che si esalta e gli propone di improvvisare un pezzo nuovo, un “Dybala Blues”! La serata prosegue con Salis e Pieranunzi che si scambiano i ruoli e questa volta tocca a Pieranunzi restituire fisicità al suo pianoforte, strofinato e percosso come si conviene, anche attraverso la sopra citata scatola di tonno che gli viene data in prestito da Salis.
Un “divertissement” elegante e molto apprezzato dal pubblico, un “set” vivace all’interno del quale trovano spazio citazioni di brani di Thelonious Monk e contrappunti presi in prestito da Bach, ma il pezzo più riconoscibile è decisamente il tema musicale de “Il Clan dei Siciliani”, composto da Ennio Morricone per il film omonimo del 1969. Sul finale Pieranunzi lascia la scena a Salis che è ben lieto di imbracciare finalmente la sua fisarmonica. Si prepara allora un altro momento vibrante e molto intenso di questa sera per tanti versi sorprendente. Salis musicista diventa ben presto una cosa sola con il suo strumento ed entra in un rapporto così stretto con la sua fisarmonica che praticamente sembra essere una estensione del suo corpo.
Una serata di jazz contemporaneo di alto livello per merito di due grandi musicisti che sono andati oltre le diversità di impostazione e sono stati capaci di immergersi all’interno di un flusso sonoro libero ed esaltante.
Articolo del
25/07/2022 -
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