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Sons of Kemet
Live @ Casa Del Jazz, Roma - 25/07/2022
di
Riccardo Rossi
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(foto di Noemi Baldi)
E’ un richiamo tribale che pervade le strade di Londra, di Roma, del mondo.
E’ il pulsare ritmico della musica che entra dentro il corpo umano, lo soggioga e ne scuote le estremità nervose. E’ la musica ancestrale ed allo stesso tempo figlia dell’odierna società globalizzata dei Sons of Kemet.
Non era difficile prevedere niente di meno che un sold out per la tappa romana (il tour italiano della formazione ha già visto quattro date: il 1 luglio a Milano al Circolo Magnolia, il 22 luglio a Firenze all’Ultravox, il 23 luglio a Trento al Teatro Capovolto ed il 24 luglio a Fano (PU) al Fano Jazz Network, per poi chiudersi il prossimo 10 agosto a Locorotondo (BA) per il Locus festival) della band inglese guidata da Shabaka Hutchings (sassofono e clarinetto), già leader di altre due formazioni eccezionali come Shabaka & The Ancestors e The Comet is Coming, che proprio con questo tour chiude il capitolo artistico dedicato ai Sons of Kemet lasciando dietro di sé una produzione discografica breve ma estremamente rilevante composta da 4 album di cui il più recente è l’acclamato “Black To The Future” uscito il 14 maggio 2021.
Insieme ad Hutchings altri 3 incredibili musicisti: Theon Cross – tuba, Edward Wakili-Hick – batteria e Jas Kayser (in sostituzione di Tom Skinner che è in tour con i The Smile di Tom Yorke) – batteria.
Nell’afosa notte romana i quattro arrivano sul palco della Casa Del Jazz senza tanti preamboli, mentre di fronte a loro decine di persone hanno già occupato non solo i posti a sedere ma anche, in piedi, il parco tutt’intorno. Ci vogliono pochi secondi per far si che il pubblico si scaldi e faccia propria questa commistione di ritmi tribali e fraseggi di sax dal sapore “spaziale”. Shabaka è il fulcro incandescente della serata con il suo incedere impetuoso, frenetico, infinito, un discorso fluido tra memorie ancestrali e sogni futuristici che al contempo lascia ampio spazio alle due batterie e alla tuba per esprimersi con colore, passione e ineccepibile dote.
A poco servono sul finale i tentativi dei ragazzi della sicurezza di frenare la contagiosa vitalità dei presenti, che vanno così ad accalcarsi senza ostacoli sotto il palco come uomini e donne liberi in un ballo che ha il sapore, più che di un addio buio e malinconico, di un arrivederci pieno di luce.
Articolo del
27/07/2022 -
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