Il live di The Soft Moon al Monk Club di Roma è un mix di oscurità e luce, di deflagrazioni industrial, modulazioni post punk, fragori darkwave, di sudore ed energia, così come la musica che Luis Vasquez ha da sempre costruito su un certo buio interiore, aprendosi a sonorità distorte e scorgendo in lontananza luminosità latenti. Ad aprire la serata ci pensano le visioni synth pop dei Fatamorgana, per poi lasciare via libera alle costruzioni sonore di The Soft Moon.
Il palco straripa di luci strobo e allucinazioni fumose. Il pubblico esulta e non riesce a stare fermo, e Vasquez si muove con impeto tra le note di una chitarra, le distorsioni dei synth e le percussioni, che all'occorrenza diventano barili di metallo dal sapore industriale. La sezione ritmica è martellante, mentre la sua voce gioca su deformazioni ed echi, su prospettive dall'animo rarefatto. I due musicisti che lo accompagnano - Luigi Pianezzola al basso e Matteo Vallicelli alla batteria, sono il contraltare perfetto di questa robusta ondata di energia sonora.
Si parte subito sull'acceleratore con il brano Burn, da Criminal, e poi con la tenebrosa tripletta Circles, Insides e Far. Arrivano due pezzi dall'ultimo Exister, Face Is Gone e Become The Lies e poi le risonanze oscure e industriali di Black. E ancora: Try, The Pain, Wrong, Wasting, Machines, Breathe The Fire, Like A Father. Chiudono Die Life e Want.
Un concerto di The Soft Moon è un vortice senza luce sempre pronto a esplodere, una bomba che deve essere detonata. È un intreccio di suoni energici e di parole intense che vibrano potenti sul palco e che bruciano.
Setlist Burn Circles Insides Far Face Is Gone Become The Lies Black Try The Pain Wrong Wasting Machines Breathe The Fire Like A Father Die Life Want
(foto di Daniela Giombini)
Articolo del
10/10/2022 -
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