Pierpaolo Capovilla, classe 1968, è un cantautore, un musicista, un intellettuale, ma soprattutto un artista che attraverso le sue canzoni racconta a piena voce la società contemporanea. Egli è uno dei rappresentanti della scena indipendente italiana. Dopo gli One Dimensional Man, Il Teatro degli Orrori, l’avventura con il gruppo Buñuel… ora è il momento di Pierpaolo Capovilla insieme ai Cattivi Maestri di andare in tour in Italia cercando di macinare più date possibili fino a nuovo anno.
Ad aprire il concerto c’è il giovane rap 1989 che il giorno prima dell’evento ha rivelato: “Domani sera suonerò su uno dei palchi su cui sogno di mettere piede da un po’, in apertura a un grandissimo artista/intellettuale e alla sua potentissima band”. A sua volta Capovilla ha definito la proposta di 1989 interessante e stimolante. Dopo l’opening act di una durata complessiva di mezz’ora il pubblico – quasi metà sala era piena ma non si è verificato il sold out – era pronto per vedere finalmente il gruppo dal vivo in occasione di questa prima tappa romana.
Sono le dieci e ancora non si percepisce alcun rumore. Chiarori tenui e sguardi attenti oltre la transenna in attesa dell’intro. Dopo una ventina di minuti salgono on stage i tre musicisti: Egle Sommacal (già chitarrista nei Massimo Volume), il batterista Fabrizio Baioni e il bassista Federico Aggio e poco entra anche l’atteso frontman. Abito elegante nero (come suo solito), un viso che dimostra una certa stanchezza e i suoi occhi azzurri che trasmettono ancora la fame di dire qualcosa. C’è silenzio ovunque. Egli è immobile in mezzo al palcoscenico e scruta con attenzione la platea. È attore e poeta allo stesso tempo. Ad un certo punto la musica inizia a prendere vita, il peso degli strumenti crea un boato enorme e il suono si diffonde a grande volume per tutta l’ora abbondante dello show.
Nonostante l’età che avanza, l’alcol, le troppe sigarette, gli errori, la rabbia e quel caratteraccio... Capovilla non ha perso quella sua teatralità che lo contraddistingue dagli altri colleghi del mondo dell’alternative rock Made in Italy. Il talento non si può imparare così come il carisma e lui ce l’ha lo ha sempre avuto. Ogni volta che si accinge ad un nuovo pezzo che merita una spiegazione lui si prende la scena e con il suo ritmo e i suoi tempi espone la storia e il significato di una determinata canzone.
Tutte e dieci le tracce – il cui tema è la guerra – sono state eseguite una dopo l’altra senza sosta. In ordine di esecuzione: Più Forte Che Puoi, La Guerra Del Golfo, Minutegirl, Morte Ai Poveri, Follow The Money, Anita, Dieci anni, Il Miserabile, La Città Del Sole e Sei Una Cosa che ha chiuso il concerto. “Dieci canzoni, otto cazzotti e due carezze, per raccontare questi tempi di violenza e sopraffazione, il paese e il mondo in cui viviamo” così presentò il cantautore veneto i pezzi quando pubblicarono il loro debutto a primavera. Inoltre altri due brani fuori dal disco sono stati suonati verso la fine dello show: Socialismo o Barbarie e Giancarlo.
Sono le undici circa, le luci sono ancora accese e, mentre i membri del gruppo si stanno ancora prendendo il loro spazio su quel palco, il cantante che ha finito la sua performance della serata decide di andarsene, lasciandosi alle spalle gli applausi dei fan passando in mezzo alla folla come se niente fosse.
È impossibile non ammettere quanto le cose siano cambiate se si pensa agli anni d’oro de Il Teatro degli Orrori che con l’album “A Sangue Freddo” (2009) polverizzavano ogni data a colpi di sold out o ancora prima quando gli One Dimensional Man erano considerati uno dei nomi di punta dell’underground italiano, il loro noise rock caratterizzato dai testi in inglese era un amabile caos.
Chi come Pierpaolo Capovilla è insaziabile di affermare la propria idea attraverso la musica andrà avanti nonostante il numero di seguaci sia purtroppo molto diminuito. Non molti anni fa l’ex leader de Il Teatro degli Orrori si esprimeva così: “ La musica popolare, e il rock, che tutti noi amiamo, non lo determineranno ma possono contribuire ad un cambiamento sociale, nel segno dei valori democratici che ci uniscono e che da sempre ci fanno sentire un po’ meno soli e un po’ meno inutili. Perché la musica, la buona musica, ci infervora, ci rende battaglieri, ci dà forza e voglia di cambiare le cose, nella nostra vita particolare e in quella del consorzio umano nel quale insistono le nostre esistenze. La vita è breve. Non sprechiamone neanche un minuto”. Pierpaolo Capovilla è lo stesso uomo e artista profondo e coerente del passato ed ha da sempre un posto che gli appartiene su quel palco e, questo privilegio non può toglierglielo nessuno se non lui stesso
Articolo del
31/10/2022 -
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