In un periodo confuso come quello pandemico, c’è chi ha fatto uscire dischi senza un conseguente tour a supporto, chi invece ha fatto un tour che non pubblicizzasse nessuna produzione.
Poi ci sono i Dream Theater che hanno avuto la pazienza per organizzare live in giro per il mondo per il loro ultimo “A View From the Top of the World” uscito ad ottobre del 2021. Il tour europeo passa dunque anche dall’Italia per ben 3 tappe: la prima il 23 gennaio a Napoli, la notte scorsa – il 24 – a Firenze e questa stasera a Brescia. La band di John Petrucci e compagni assicura, come da scaletta, uno spettacolo di circa due ore per 13 brani dei quali, la maggior parte, estratti proprio dall’ultima produzione di studio.
Il Tuscany hall del lungarno fiorentino è vestito “a festa” per quello che è stato un grande evento live dalle sonorità molto accattivanti per gli amanti del progressive metal, non proprio un genere pop ma pur sempre un ottimo spunto per gli amanti delle sonorità più estreme. Il concerto inizia alle 20 con gli Arion in apertura, band di cinque elementi dalle spiccate doti power metal che, nonostante pecchino di notorietà, dispongono di una buona presenza scenica e personalità sul palco. Cambio strumentazione, sigla della premiata serie Squid Game ed il concerto può avere inizio. I Dream Theater entrano sul palco con una scenografia onestamente da rivedere. Avete presente quando si va a teatro per sentire l’orchestra? Ecco, uguale. Tutti seduti solo per ascoltare e godersi ogni sfumatura della musica che viene suonata che sarà pure fredda e senz’anima quanto volete, ma averne di musica fredda così. Spiccano subito all’orecchio le grandi doti musicali dei 5 originari di Boston, anche se il cantante James LeBrie risulta nettamente il peggiore sul palco a dispetto di quattro elementi sonori tecnicamente superbi. Molto raro, ad esempio, vedere una sola cassa in una batteria metal, specialmente progressive.
Mike Mangini è d’altronde un Batterista con la B maiuscola. Certo, non è Portnoy (batterista e co-fondatore della band che ha lasciato il gruppo nel 2011) ma in ogni caso la batteria dei Dream Theater è sempre fondamentale e molto molto coinvolgente per gli amanti della tecnica. The Alien, 6:00, Sleeping Giant: passano gli anni ma nonostante tutto uno degli elementi caratteristici del suono della band è sempre la tastiera, prima di Kevin Moore e Derek Sherinian, ora di Jordan Rudess col suo discutibile pizzetto bianco. Riesce dunque ad eseguire interessanti parti soliste – come in Sleeping Giant – ma anche melodie di supporto alla chitarra di un superbo John Petrucci, probabilmente l’elemento migliore del gruppo; esempio pratico in Pull Me Under, il cui outro sarebbe potuto durare 2 ore e non sarebbe stato comunque noioso o banale.
Proprio Petrucci, come sempre nella sua carriera, ha un’attitudine da “miglior studente” del corso di chitarra: fa cose impressionanti – e il pubblico se ne accorge spesso – senza scomporsi minimamente. Bello il siparietto a metà concerto con Happy Birthday to You dedicato a John Myung (bassista e co-fondatore) con tanto di torta e candeline sul palco. Il concerto prosegue con brani vecchi e nuovi che trovano la risoluzione sulla già citata Pull Me Under che manda il pubblico in visibilio, per poi concludere definitivamente con una parte strumentale nell’encore che, sulla chitarra, aveva un sentore di Cathedral di Eddie Van Halen. Lo show si è chiuso alle 23 con la standing ovation del teatro.
Sicuramente un’esperienza da vivere per chi ama la tecnica strumentale mista a suoni dai decibel elevati. I Dream Theater proseguiranno il tour come detto a Brescia per poi spostarsi nell’Est e poi Nord Europa.
Articolo del
25/01/2023 -
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