Cinque date italiane tutte sold out per il compositore canadese Taylor Kirk, anima della band Timber Timbre, e per la sua musica fatta di variazioni sonore oblique, cinematiche e intimiste che abbracciano generi diversi, dal folk destrutturato al blues grezzo, passando per il rock più puro e per un'anima soul onirica. L'atmosfera al Monk Club è dunque quella delle grandi occasioni, di un sound che viaggia liberamente tra generi e visioni multiformi.
L'apertura è affidata all'italo - americano Joseph Martone, con la sua voce profonda e la sua chitarra acustica che sa di malinconie, di strade sterrate e polvere alla Jack Kerouak. Il suo album Honey Birds è stato prodotto proprio da Taylor Kirk.
Kirk, accompagnato da Mike Dubue (piano, synth e voce) e Adam Bradley Schreiber (batteria e percussioni), sale sul palco avvolto da una luce rossa, che permarrà durante tutta la durata del live, creando un'atmosfera sospesa, l'immagine di una fotografia ancora da sviluppare, mentre le note si dipanano sullo stage.
In un'alternanza di morbide ballad cristallizzate in un altrove senza tempo e di ritmi ruvidi e sghembi che sanno di locali carichi di storie, vengono testati sul palco i brani del nuovo album Lovage, in uscita in primavera. Non mancano brani estratti dalla discografia precedente come Trouble Comes Knocking, Woman, Curtains!?, Grifting, Run From Me, Hot Dreams e Lay Down in the Tall Grass.
Un live intenso che riflette una sorta di visione fumosa in stenoscopia di un universo parallelo, fatto di suoni che arrivano in silenzio, di “frecce magiche” che sanno colpire con forza incantando chi è lì ad ascoltare.
Articolo del
25/02/2023 -
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