Le luci sonnecchiano ancora, i loro colori persi nel brusio diffuso delle voci, quando i primi posti della saletta interna alla Casa Del Jazz di Roma cominciano a riempirsi.
Sino alla capienza massima e oltre, con nuove sedie che vengono aggiunte davanti la prima fila canonica, il sold out della serata sancisce meglio di tante parole l’eccezionalità dell’evento e la qualità delle proposte che compongono il cartellone della rinomata venue romana. Come racconta Luciano Linzi, direttore artistico della struttura, l’evento che di lì a poco avrebbe avuto luogo nasce da una scoperta fortuita all’estero, divenuta poi promessa verso di sé e nei confronti del pubblico romano per una futura esibizione, concretizzatasi poi il 25 marzo del 2023.
Tobias Meinhart, cinque all’album all’attivo, viene accolto dagli applausi come ultimo arrivato sul palco (poco prima un’accoglienza simile viene tributata agli altri tre componenti del suo gruppo, Eden Ladin al piano, Matt Penman al contrabbasso e Mark Whitfield jr alla batteria, tutti musicisti provenienti da rigoglioso sottobosco di talenti che ha base a New York City).
Lo stesso Meinhart, pur essendo di nazionalità tedesca, vive ormai immerso nel contesto culturale della frenetica città statunitense da ben 14 anni assorbendone e ricostruendone i multiformi linguaggi musicali attraverso i brani da lui scritti. Il suo fraseggio è di sovente elettrizzante, furioso, si avvolge al suo stesso corpo e lo fa danzare sul posto stretto a quel sassofono da cui sembrano scaturire pennellate di luce. Ed anche quando l’andamento si fa più rilassato, nei silenzi apparenti in cui va a languire lo strumento, si apprezzano tonalità più tenui del fraseggio che lo contraddistingue.
Nel mentre, ovunque la bellezza si fa largo nei pentagrammi svelati dalle qualità degli altri musicisti, dal piano frizzante di Ladin, passando al basso viscerale di Penman, sino ad arrivare al ritmo ondivago che la batteria di Whitfield jr scandisce.
Un concerto che può essere letto come brillante esempio di ciò che il jazz odierno custodisce di necessario, ma anche quale essenziale rappresentazione di cosa il suonare dal vivo, con quella passione sanguigna che diviene sinonimo di respiro, significhi tanto sopra quanto sotto il palcoscenico.
Articolo del
26/03/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|