Davanti c’è lui; mentre dietro immagini, figure, situazioni in movimento che si sovrappongono e creano il sottofondo alle parole. Le protagoniste assolute dello spettacolo.
La voce di Giovanni Truppi, la sua chitarra, il suo pianoforte e gli strumenti di Marco Buccelli, sono contorno al fulcro che mai come in questo disco probabilmente sono quelle parole di cui sopra. E ben venga, perché Truppi è sempre stato musicista sopraffino, ma stavolta le parole probabilmente sovrastano la musica per intensità e rilevanza. Quella musica che è stata sperimentata dall’autore in diverse forme: pop, indie, jazz, avanguardia.
Sul palco quindi Giovanni e il coproduttore Marco Buccelli (che vedrà anche meno di Sabino, ma con cui di certo ha un’affinità sicuramente maggiore) e le 3 UnterWasser, cioè la compagnia teatrale che insieme ai 2 musicisti hanno sviluppato questo spettacolo di presentazione del prossimo disco di Truppi “Infinite possibilità per esseri finiti” in uscita il 28 aprile prossimo. Tra le 7 date di presentazione uniche e che non si ripeteranno più, l’ultima è quella di stasera al Teatro Rossellini di Roma che risponde con un quasi tutto esaurito.
La cosa che mi ha colpito più di tutte questa sera è stata la sensazione forte e intensa del pubblico che, ovviamente tutto in piedi, sta lì ad ascoltare e vivere le quasi 2 ore di concerto in maniera spirituale, oserei dire lisergica. Sta lì con le orecchie, con gli occhi e con tutto il corpo per questo sciamano, che sciamano non è. ma che è uno dei più bravi a farsi tramite tra arte e chi ne usufruisce. E stasera lo è stato ancor di più delle altre volte (e finora ne conto 4) in cui ho avuto la fortuna di aver potuto assistere ad un suo concerto.
Quello che sto cercando di raccontare in queste poche righe, sta tutto nella bellezza di un concerto che ovviamente in pochi possono cantare, ma che comunque porta una platea al quasi totale silenzio. Anche nel momento del bis.
Questo significa che è stata efficace la "lectio magistralis" che il Dott. Truppi ha tenuto questa sera. Una lezione in cui spiega e ci fa comprendere inconsciamente che le parole sono importanti e ancor più importanti quando sono vissute (in questo caso cantate) da chi le scrive. Certo, possono diventare di tutti, ma quelle parole sono le sue, rimangono di Giovanni.
E dopo la breve pausa che lascia dietro le UnderWasser e porta sul palco solo Marco Buccelli per il bis in cui ci propone tre tra i suoi brani più intimi, ecco la vera chicca di stasera (questa cantata da molti invece) suonata solo con il suo pianoforte, che rimane uno dei punti più alti della sua produzione musicale: “Scomparire”.
Sembrava essere finito tutto, ma invece no. Giovanni rimane e tira fuori dal cilindro, e regala a tutti i presenti oramai completamente in balia dell’artista napoletano, una “Amici dello Spazio” con la sola chitarra che alla fine della parte cantata viene sovrastata da un applauso liberatorio, che serve a scaricare tutta l’elettricità accumulata stasera da tutti noi presenti che abbiamo assistito al suo spettacolo più bello.
In “Alcune Considerazioni”, uno dei brani dell’ultimo album, ad un certo punto Giovanni Truppi dice: “Non sai mai quando, mai come: arriva una poesia”.
Ecco, io credo che sia proprio la poesia l’elemento diventato prioritario e principale dell’arte di questo meraviglioso autore italiano, che cresce, cambia e non rimane mai fine a sé stesso
Articolo del
21/04/2023 -
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