“Siamo legati all’ordine del tempo. Più ci leghiamo al tempo, più perdiamo la sincronia con il nostro corpo, con la natura e con la musica”. - Sarathy Korwar
E’ nell’ambito dell’International Jazz Day che si inseriscono i due entusiasmanti appuntamenti (alle 18 e alle 21) che hanno avuto luogo alla Casa Del Jazz di Roma lo scorso 30 aprile 2023. Dichiarato per la prima volta nel 2011 dall’Unesco da un’idea del pianista e ambasciatore della stessa agenzia delle Nazioni Unite Herbie Hancock, da allora questa è l’occasione a livello globale (vi partecipano ad oggi più di 200 paesi) per celebrare il ruolo di questo genere come parte fondamentale, non solo nell’integrare la cultura all’interno di quadri di sviluppo sostenibile, ma anche nel proteggere e promuovere la diversità delle espressioni culturali.
Sarathy Korwar è tra gli emblemi più fulgidi di quanto appena esposto, grazie ad una straordinaria capacità di raccontare, attraverso flussi di coscienza tradotti in musica, la ricchezza spirituale e letteraria dei popoli che abitano il sud dell’Asia. Ad accoglierli sul piccolo palco all’interno della struttura di Villa Osio (Korwar, batteria e percussioni, b>Alistair Macsween ai sintetizzatori e Tamar Osborn al sassofono) c’è il pubblico delle grandi occasioni, appassionato e ricettivo nei confronti di ciò che li attende e, si auspica, li farà emozionare. Il nuovo logo della Casa Del Jazz campeggia sullo sfondo, le luci scemano in intensità mentre la musica inizia ad emergere timidamente dagli strumenti.
Kalak, terzo album in studio del musicista di origini indiane, si snoda tra soluzioni ritmiche e melodiche che affacciano su storie di un’umanità a metà strada tra lo ieri, l’oggi e il domani. Un fiume di input, echi, onde di suoni che avvolgono gli ascoltatori, trascinandoli con entusiasmo in questa corsa sotto un cielo dai mille colori, dove l’elettronica sposa ritmi ancestrali e i fraseggi di sassofono e flauto stravolgono mente e percezioni. Senza timore di perdersi, Korwar canta di tutto questo, mentre molto altro rimane nascosto nei volti ma limpido nei pensieri.
E ammalia, fa riflettere, ispira tanto nella dimensione su disco quanto di più in quella dal vivo, dove l’anima di queste composizioni esplode d’infinita bellezza.
Articolo del
02/05/2023 -
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