La chiusura del fortunato festival Playlist è affidata ad uno dei nomi più grandi della canzone d'autore italiana: Angelo Branduardi.
Il teatro sperimentale di Pesaro ha ospitato una tappa del tour confessioni di un malandrino che Branduardi sta portando in tutta Italia, accompagnato da un musicista straordinario come Fabio Valdemarin. Un concerto acustico che come spiega il cantautore punta al "Meno c’è, più c’è", dove togliere non vuol dire impoverire, ma tornare all' essenza. Un concerto difficile da suonare e da ascoltare, ma provate a chiudere gli occhi e sentirete il teatro sollevarsi a un metro da terra. Non sono mancate parole toccanti e di conforto verso le persone colpite dalle ultime calamità naturali e poi la musica è diventata la vera protagonista. E il viaggio inizia da lontano, da quel futuro antico che ha inciso in ben otto dischi.
"Stella matutina" dal Llibre Vermell de Montserrat (fine del Medioevo), la lettura della poesia "Il violinista di Dolney" di William Butler Yeats, "Now, o now I need must part" di John Dowland (compositore inglese del 1500) e "Si dolce è il tormento" di Claudio Monteverdi , dove Branduardi ha sottolineato la sua grandezza e la sua importanza per la musica classica. Dopo questa suggestiva triade seguono alcuni classici, sempre di grande impatto come "La luna" , "La canzone di Angus il vagabondo" ( ancora dall'amato Irlandese Yeats) e "Il dono del cervo", uno dei massimi capolavori. Il menestrello è in ottima forma, parla e racconta, mostrando la sua cultura e anche l'ironia, mentre si alterna tra l'immancabile violino e la chitarra classica.
I suoni sono perfettamente curati e Il palco è illuminato in terra da piccole lampadine come fossero candele e da un gioco di luci colorate che crea delle belle suggestioni. Ma questo tipo di concerto è l'occasione giusta per ripescare canzoni meno conosciute e poco frequentate come "Primo aprile 1965" dove mette in musica l'ultima lettera di Che Guevara ai genitori, "la giostra", "Profumo d'arancio", "Prima di ripartire" e "Benvenuta donna mia". Non mancano neanche vecchie storie da "Sotto il tiglio" a "La favola degli aironi ", passando per la struggente "Lord Franklin " che racconta del naufragio con il suo equipaggio tra i ghiacci del Polo Nord nel 1845, "Il ciliegio" oramai ribattezzata "Rosa di Galilea" e"Geordie" , ballata inglese del sedicesimo secolo. "Confessioni di un malandrino" chiude il concerto tra gli applausi festanti del pubblico.
Branduardi è pienamente soddisfatto e non può congedarsi senza "Alla fiera dell'Est" dove dirige divertito i presenti al concerto. Pesaro lo acclama ancora più forte e ritorna in scena, questa volta per salutare definitivamente con l'esplosiva "Vanità di vanità". A fine serata si ha la sensazione di aver assistito a qualcosa di magico e di intenso, perché le emozioni spesso hanno preso il sopravvento, grazie all'atmosfera così intima e avvolgente che Branduardi ha saputo creare insieme a Fabio Valdemarin che si è alternato tra pianoforte, tastiere, chitarra classica, acustica, 12 corde e fisarmonica con una classe ed eleganza da musicista sopraffino. "Io sono il Trovatore e sempre vado per paesi e città. Adesso che sono arrivato fin qui, lasciate che prima di partire, io canti".
Fallo ancora per tanto tempo Angelo, perché ne abbiamo veramente bisogno.
Scaletta
Stella matutina Now, o now I need must part Si dolce è il tormento La luna La canzone di Angus il vagabondo Il dono del cervo Primo aprile 1965 La giostra Profumo d'arancio Sotto il tiglio Prima di ripartire Benvenuta donna mia La favola degli aironi Lord Franklin Rosa di Galilea Geordie Confessioni di un malandrino Alla fiera dell'Est Vanità vedi vanità
Articolo del
25/05/2023 -
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