In un mercoledì prefestivo all’Auditorium Parco della Musica l’afa dell'estate romana si è fusa con l'attesa eccitante per l'esibizione di una delle band rock alternative più amate degli ultimi 25 anni: gli Interpol, direttamente dalla Grande Mela. L'atmosfera è stata carica di aspettative sin dall’inizio, poiché il pubblico era impaziente di lasciarsi andare al sound fresco dal retrogusto malinconico di Paul Banks & soci.
Prima che le luci si accendessero per gli headliner, il palco della Cavea ha ospitato una giovane band tutta da scoprire: i BiVio, talentuosi musicisti provenienti dall’Italia e da diverse parti del mondo che sulla loro pagina Facebook definiscono il loro stile “l'eredità del rock fluttuante, la dolcezza melodica del folk, il fascino per il sound sintetico”, e in effetti, la loro esibizione ha rispecchiato pienamente questa descrizione. Mentre l’aria estiva ha accompagnato lentamente le ultime note della loro performance, la folla è esplosa in un applauso caloroso.
Trenta minuti di attesa hanno dato il tempo ai ritardatari di arrivare e a chi era già in Cavea di rifocillarsi, poi, finalmente, gli Interpol hanno fatto il loro ingresso sul palco con un solito fare riservato e misterioso a conferma della loro peculiare personalità. In scena le luci scure e soffuse hanno lasciato i volti degli artisti quasi nell’ombra, a sottolineare la missione di mettere in primo piano solo la musica.
Una setlist di qualità, macchiata da alcuni problemi con l'audio, parzialmente risolti dopo i primi due pezzi. Una qualità frutto di un’accurata selezione di brani provenienti dagli album più recenti e pezzi “classici” che hanno segnato la storia della band.
Nonostante (concedetemi questa definizione) il “ghosting” della voce di Paul, la serata ha regalato numerose emozioni, specialmente a coloro che seguono la band sin dalla fine degli anni Novanta. 'Narc', 'Take You On A Cruise', 'Evil' hanno permesso al pubblico di abbandonarsi completamente ai ricordi e alla nostalgia dei primi anni duemila, così vicini eppure, all’apparenza, così tanto lontani.
Ma il viaggio musicale non si è fermato, con 'Pioneer To The Falls' la band è passata a "Our Love to Admire", album del 2007 che, a mio avviso, ha mostrato una maggiore maturità della band, nonostante le numerose critiche dei giornalisti.
Le splendide 'Rest My Chemistry' e 'No I In Threesome' hanno segnato i momenti salienti della seconda parte dello show, fino a giungere alla chiusura con 'PDA' e tre energici pezzi encore: 'Lights', 'Stella Was A Diver And She Was Always Down' e l’immancabile 'Slow Hands'.
L'atteggiamento della band un po' distaccato nei confronti del pubblico è stato ampiamente smorzato dalla vibrante energia del chitarrista, Daniel Kessler e dai sentiti “Grazie” di Paul, pronunciati con un italiano impeccabile.
Mentre uno sguardo purista e pignolo potrebbe aver giudicato questa esibizione con una sufficienza schietta, lo sguardo più umano ed emozionale riesce a sentire ancora oggi il cuore che si stringe nel rispolverare in casa propria dischi come "Our Love to Admire" o "Antics" come segno di gratitudine.
(la foto è di Chiara Lucarelli)
Setlist Toni Obstacle 1 If You Really Love Nothing Narc Into the Night Take You on a Cruise Fables Evil Pioneer to the Falls My Desire Rest My Chemistry C'mere No I in Threesome Roland The New PDA
Encore: Lights Stella Was a Diver and She Was Always Down Slow Hands
Articolo del
30/06/2023 -
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