L’I-days a Milano è il festival che tutti aspettano perché segna l’inizio dell’estate e della grande musica live. Quella I dice tutto, perché non si legge “ai”, come davanti all’ennesima app, ma quella I maiuscola è ciò che rimane della parola Independent. Indipendente. C’è forse una parola migliore per descrivere la musica rock nella sua essenza più profonda?
Siamo in zona San Siro, all’ippodromo Snai, e camminando verso la venue, già ci si sente parte di qualcosa di più grande. Il vento caldo dell’estate appena iniziata, il peculiare odore di patatine fritte nell’aria, la musica che batte contro le strade, le luci che sfregiano gli occhi aldilà del muro e mezzo litro l’acqua che costa 3 Euro.
Il palco imponente con due maxischermi a lato e grappoli di casse che sfiorano il cielo.
L’attesa.
Arrivano i FASK (Fast Animals and slow Kids). La band underground di Bologna, attiva dalla fine del 2008, che negli ultimi due anni ha visto crescere di molto la sua popolarità, ha il compito di aprire per due giganti come gli Interpol e Paolo Nutini.
Non si smentisce Aimone Romizi (voce, chitarra e percussione) che tiene il palco come un veterano, e ha l’abilità di sapere colloquiare con il pubblico, intrattenendolo fra una canzone e l’altra. I FASK ci donano una performance precisa e molto piacevole, che invoglia ad approfondire la loro discografia.
Sonorità nitide, piene e a fuoco, e pezzi davvero appaganti come Non potrei mai, Dritto al cuore, e Come un animale.
Applauditissimi dal pubblico lasciano il palco ad una band tanto grande quanto storica: Gli Interpol.
Il mood cambia drasticamente rispetto alla cortese giovialità di qualche minuto prima.
Le sonorità vespertine del trio Newyorkese fatte di new wawe e post punk calano un velo enigmatico sulla folla accaldata.
Chic nel look, in giacca, cravatta e occhiali neri, e algidi nel rapporto con pubblico, catalizzano l’attenzione con la loro musica raffinata ed eroica e qualche sorriso del frontman Paul Banks.
Una set-list di 15 pezzi regala più di un’ora di concerto, fra i pezzi più famosi, Turn on the Bright Lights, Evil, Obstacle1, Slowhands e alcuni brani dell’ultimo disco The Other Side Of Self Belief.
Che la musica degli Interpol non sia d’impatto ma più viscerale, che il posto ideale per apprezzarli non sia un immenso spazio aperto, ma l’intimità di una venue chiusa, ha certamente contribuito a una performance che in alcuni punti ha arrancato, ma comunque sempre molto gradita al pubblico.
Il palco si riempie di strumenti musicali per accogliere Paolo Nutini e la sua band. Dopo 9 date sold out in Italia lo scorso anno, Paolo Nutini porta a Milano il suo tour mondiale dopo l’uscita del nuovo album Last Night in the Bittersweet.
Una cosa va detta subito, Paolo Nutini ha un talento spaventoso e certamente non basta un live solo per comprenderlo, ma è sufficiente per rendersi conto della statura di questo artista che live veicola il suo meglio, sia vocalmente che musicalmente.
Lo show si apre con Afterneath, una potente quanto cruda traccia d’apertura del nuovo album, con un cameo tratto dal film True Romance, di Quentin Tarantino.
True romance, vero amore, di certo quello che trasmette Paolo Nutini, misto al tumulto della sua inquieta personalità.
Il mix è esplosivo se si aggiunge la sua voce unica, dolce e suadente, che negli acuti sembra spezzarsi per raccontarti il dolore del blues e l’irriverenza del soul.
Prosegue con la ruvida Lose it, per rimanere su un ritmo up tempo con Scream.
Ciò che salta subito all’orecchio è che quella dannata tonalità Paolo Nutini ce l’ha davvero ed è come si sente nei dischi (ancora meglio dal vivo), nessun effetto speciale, e quando arriva ricamata su un riff di chitarra o da sola, di colpo, acappella, ha il potere di entrare dentro e stordire.
Si alzano gli occhi su di lui e non si può fare a meno di dire “Ma questo tizio è reale?”
Perché Paolo Nutini ha anche la caratteristica di scrivere testi mai scontati, e la capacità di cantarli entrando nelle pieghe dei sentimenti. È un esploratore d’emozioni, un cantastorie che racconta la sua visione del mondo mescolando blues, funk, soul, pop, elettronica, suoni vintage e moderni, facendone un suo unico e riconoscibilissimo stile.
E se provoca un tumulto dentro, questo show, sebbene sia in un’arena di dimensioni notevoli all’aperto, riesce a essere anche molto intimo, Nutini ha sempre una parola per il pubblico, si muove con calma quasi fosse nel soggiorno di casa sua, e trova anche il tempo per una cover Stuck In The Middle With You.
Passano con leggerezza pezzoni come Candy o il nuovo Through di Echoes che già il pubblico conosce a memoria, per arrivare all’attesissima Iron-Sky.
C’è talmente tanta attesa su questa traccia e la performance rimane straordinaria, anche se Nutini è costretto ad interrompere perché qualcuno non sta bene nelle prime file.
“Stai bene?, chiede e di nuovo “L’importante è che tu stia bene”, e poi dal nulla riparte in tutta la sua potenza di fuoco Iron Sky.
Lo show si chiude con Shine a Light, cantata dal parterre per intero.
Sebbene Nutini abbia messo tutti gli ingredienti per un grande show, intimo e coinvolgente, equilibrato ma con picchi di pathos notevoli, mi sarebbe piaciuto sentire qualche ballad in più, come ad esempio la struggente Diane, o la nuova Everywhere, a mio avviso una delle più belle canzoni mai scritte dal cantautore italo scozzese.
Nutini ha scelto invece di portare sul palco Take me, Take mine, dal nuovo album, una ballad altrettanto di valore, onirica, sfuggente, molto denso e romantico l’effetto ottenuto nel live.
Di sicuro, un concerto di Paolo Nutini è una di quelle meraviglie inaspettate, che una volta visto, sai che non potrai perderti il prossimo. E che ti fa ritornare a casa con un’emozione in più nelle stanze del cuore.
Set list Paolo Nutini live @Ippodromo Snai Milano 24 Giugno 2023
Afterneath
Lose It
Scream (Funk My Life Up)
Let Me Down Easy
Heart Filled Up
Acid Eyes
Through the Echoes
Coming Up Easy
New Shoes
Pencil Full of Lead
Stuck In The Middle With You
Take Me Take Mine
Candy
ENCORE
Radio
Iron Sky
Shine a Light