(foto di Riccardo Rossi)
Un concerto straordinario, destinato a restare fra le cose migliori che si sono viste quest’anno qui a Roma all’interno della rassegna “Summertime” presso la Casa del Jazz.
Stiamo parlando dell’esibizione di Donny McCaslin, noto sassofonista dell’area newyorchese, e della sua band, composta da elementi di grande talento come Jason Lindner, alle tastiere, come Tim Lefebvre, al basso elettrico e come Zac Danziger, alla batteria. Una “performance” mirabile, un “live act” solo strumentale, ma che è andato ben oltre qualsiasi aspettativa. Donny McCaslin era conosciuto qui da noi per essere stato il sassofonista prescelto da David Bowie per accompagnare dal vivo in studio i brani di “Blackstar”, l’ultimo disco della sua carriera, il più oscuro, il più drammatico, l’estremo saluto al mondo di un uomo che sta per andarsene.
Allora è giusto ricordare che Donny McCaslin ha ben dodici album all’attivo, fra i quali lo splendido “Beyond Now” del 2016 e il più recente “I Want More” che è stato il punto di riferimento dell’intera serata. L’ascolto di brani come “Landsdown”, “Fly My Space Ship”, “Stria” e “Body Blow” - tutte composizioni molto lunghe, decisamente complesse, ma affascinanti - ha riconciliato con la musica e con la libertà di espressione la città di Roma. Questo perché Donny è stato talmente abile da tracciare con disinvoltura una ipotetica linea trasversale fra diversi generi musicali e ha intrattenuto il pubblico presente con fraseggi armonici liberi e spericolati che hanno attraversato il jazz, il reggae e la musica funky prima di inoltrarsi verso il cielo.
Siamo rimasti sorpresi dalla potenza e dalla intensità dei suoni che fuoriescono dal sassofono di McCaslin, un uomo che - a partire dai dodici anni d’età - ha dedicato tutta la sua vita alla musica. Donny infatti ha voluto seguire l’esempio del padre, vibrafonista di pregio, e ha cominciato a suonare. Si è laureato al Berklee College of Music, ha pubblicato i suoi primi dischi e adesso è diventato uno dei musicisti più richiesti del circuito jazz di New York. Ha incontrato David Bowie attraverso una amica comune di nome Maria Lynn Schneider, compositrice jazz e direttrice d’orchestra. L’intesa fra Donny e Bowie è stata immediata e ha portato alla registrazione di un brano come “Lazarus”, episodio portante di “Blackstar”. Ebbene, la riproposta di quella composizione era uno dei momenti più attesi della serata e la versione “live” di Donny McCaslin si è rivelata quanto mai fedele all’originale, malgrado l’assenza di una sezione vocale.
Un pezzo carico di atmosfera, accompagnato dal suono di un sax poderoso e tonante che restituisce per intero la drammaticità di quella composizione. Il concerto si è chiuso con una fantastica esecuzione di “Break The Bond“ , un brano tratto da “Blow” , un disco del 2018: armonie libere e letali che si sovrappongono in modo quasi visionario, grazie al coraggio e alla sincera disponibilità di un’artista, quanto mai semplice e disponibile che - dopo il concerto - ci ha confessato che aveva in serbo una sorpresa: una versione “live” di “Look Back In Anger”, brano che aveva già presentato dal vivo insieme a Gail Ann Dorsey, la bassista di Bowie.
Un peccato non averla ascoltata, ciò nonostante rimane l’incontro con musicista formidabile, capace di andare “oltre” qualsiasi etichetta con naturalezza e talento.
Articolo del
26/07/2023 -
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