Terza data italiana per il nuovo tour di Robert Plant accompagnato dai Saving Grace e Suzi Dian. 21.30, i musicisti si accomodano dietro agli strumenti seguiti dall'ex singer degli Zeppelin accolto da un boato del pubblico che ringrazia con la mano destra, stretta in un pugno, appoggiata sul petto. Inutile girarci intorno, Percy è in forma strepitosa, come non lo si vedeva da anni e pronto a ripercorrere quelle strade che ha percorso in lungo e largo per 50 anni.
La serata decolla in verticale sin dall'ipnotica opener Gospel Plough, Plant sembra un alchimista capace di saliscendi emozionali attraverso le armonizzazioni e gli intrecci vocali di Cuckoo, impreziosita dagli incisi al banjo di Matt Worley, e Let the Four Winds Blow. Si muove in scioltezza tra blues e folk, rock psichedelico e bluegrass e al quarto brano, quando ormai la voce è calda, s'inerpica su emozionanti vette vocali. A ridisegnare ogni brano ci pensa di Tony Kelsey, chitarrista dal gusto eccelso e innamorato delle dissonanze, mentre tutta la struttura è sorretta dall'incisivo drumming di Oli Jefferson. Non c'è tempo per pensare, Bobby infila una versione martellante di Friends, cesellata dalla fisarmonica e dai cori al cardiopalmo di Suzi Dian.
La voce del dio dorato regge bene lo sforzo aiutata da qualche effetto rinvigorente della pedaliera in Out in the Woods e Too Far From You che paralizzano il respiro dei presenti. Il preciso incastro fra le due ugole, impegnate nel traditional Satan, Your Kingdome Must Come Down, è irrobustito da due strofe di Black Dog e da un passaggio che scomoda In My Time Of Dying (poco prima Plant dichiarerà il suo amore incondizionato per il blues del Mississippi). Si torna a respirare durante Everybody’s Song e It’s a Beautiful Day Today (Moby Grape) ma Plant è pronto a sganciare un siluro emozionale come pochi riferendosi a Suzi come The queen of light, una chiara imbeccata che anticipa l'arrivo di The Rain Song, più asciutta rispetto alla versione dell'unplugged con Jimmy Page, arrangiata magnificamente dalla nuova band.
Considerando il sorriso, e la voglia di raccontare al pubblico l'evoluzione di questa rivitalizzante esperienza sonora, Plant è pervaso da un fuoco che scorre dalle vene fino alle corde vocali. Sembra un attimo ma è già il momento dei saluti fra gli applausi scroscianti del pubblico le cui urla, fischi e piedi battenti riportano la band sul palco in pochi minuti. Angel Dance e la micidiale Gallows Pole sembrano davvero l'epilogo di questa formidabile performance ma, ebbene sì, c'è ancora tempo per And We Bid You Goodnight (Grateful Dead), un delicato sigillo eseguito a cappella per un elegante finale.
Per tutti quelli che nel giorno stesso in cui Bonzo è decollato per una dimensione ultraterrena, lasciando un vuoto incolmabile nella musica e nei cuori di ha amato i Led Zeppelin, hanno sentenziato la fine della carriera di uno degli ultimi giganti, decretando a gran voce anche la morte del rock, questa sera l'arzillo settantenne ha rimesso ogni cosa al proprio. Capita raramente di ritrovarsi dentro una magica venue, in una calda serata di fine agosto, coccolati da una ninna nanna sussurrata da quel frontman che negli anni '70 fu definito: "...bello come un dio greco e con una voce celestiale". Per dirla con Percy, "quando la diga cede (sotto le inutili critiche dei suoi detrattori) piangere e pregare non vi aiuterà". Manifesta superiorità. Hats off to Bobby, god bless you buddy! Setlist: Gospel Flough Cuckoo Let The Four Winds Blow Friends Out in The Woods Too Far From You Satan Everybody's Song Beautiful Day The Rain Song Chevrolet Down To The Sea Four Sticks Angel Dance Encore: House of Cards Gallows Pole We Bid You Goodnight
Articolo del
02/09/2023 -
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