(foto di Noemi Baldi - B54)
Nel celebre film del 1984 Paris, Texas diretto da Wim Wenders, Harry Dean Stanton consacra il personaggio di Travis con una frase che nella traduzione italiana recita più o meno così: “Poi corse non si voltò indietro mai. Corse soltanto”. Ho pensato a queste parole giovedì sera quando Mariusz Duda ha presentato a Roma i Riverside del 2023, una versione 3.0 che desidera godersi al massimo ogni show dal vivo. I segnali di questo cambiamento, in realtà, si erano già potuti vedere nel concerto del 2019 e la serata del 5 ottobre non ha fatto altro che confermare la volontà della band di guardare avanti. [Per chi non lo ricordasse, nel febbraio del 2016 i Riverside hanno perso Piotr Grudziński, Il primo chitarrista della band morto improvvisamente per cause naturali].
Prima dell'esibizione della band polacca, i Lesoir, un talentuoso gruppo olandese che aveva già condiviso il palco con i Riverside nel loro spettacolo del 2019, ha dato il via alle danze. Maartje Meessen & co. hanno presentato i loro brani più celebri, oltre ad alcune tracce tratte dall’ultimo album in studio, intitolato Mosaic. Tra queste, ha spiccato Dystopia, un pezzo con un'introduzione pinkfloydiana che ha suscitato particolare apprezzamento tra gli spettatori. Inutile dire che con una band così coinvolgente, il tempo è volato via rapidamente e i Riverside hanno fatto il loro ingresso pochi minuti dopo il saluto degli olandesi.
Quella che hanno presentato è stata una scaletta da favola, nella quale protagonista principale è stato il loro ultimo album ID.Entity molto acclamato dalla critica. L’esibizione di ieri, oltre a essere stata impeccabile, si è rivelata estremamente interattiva, il pubblico, infatti, è stato chiamato a fare la sua parte ai cori, come quinto membro della band. La grande simpatia di Mariusz Duda e i sorrisoni di Michał Łapaj hanno conquistato un pubblico proveniente da ogni parte del mondo (alcuni dall’Iran, altri addirittura dagli Stati Uniti). Ad alzare il sipario è stata #Addicted uno dei brani più famosi di Love, Fear and the Time Machine, magnifico album del 2015 dove spicca il “dilemma" dei social network e della realtà virtuale, temi molto frequenti in tutti i lavori della band. A seguire undici canzoni di grande livello, come Panic room, Landmine blast e Left-out e la “commemorativa” We got used to us.
Non potevano mancare Friend or foe? energico brano di apertura dell’ultimo album e due #successidisempre come Self-aware e Conceiving you che hanno segnato la chiusura della serata. Come in ogni live dei Riverside, l’energia delle parti strumentali si è mescolata alla delicatezza dei momenti melodici in un inebriante tripudio di emozioni contrapposte. Tra le infinite band della scena prog attuale i Riverside sono sicuramente tra i più talentuosi e, cosa più importante, tra i più umili. Si differenziano da tanti altri artisti e gruppi oltre che per il grande talento anche per l’essenza di quella (passatemi il termine) spocchia da saccenti del prog (Mariusz docet).
Ciao Riverside, a prestissimo!
Articolo del
07/10/2023 -
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