(foto di Viviana Di Leo)
Atteso ritorno a Roma per John Scofield, il grande chitarrista jazz americano, che per anni è stato membro della band di Miles Davis, che è noto per la sua indiscussa abilità tecnica, ma anche per la sua dote di mescolare con gusto generi musicali diversi fra loro, dal blues al funk, dal folk al jazz, dal be-bop alla fusion fino a sfiorare il rock progressivo. Si presenta puntuale sul palco con una “line up” molto valida e collaudata, che prevede la formula del trio e che è costituita da Vicente Archer, al contrabbasso e da Bill Stewart, alla batteria.
Sono loro la “Uncle John’s Band” (il gruppo dello Zio John) che fra l’altro dà il titolo del suo ultimo album doppio pubblicato per la ECM Records. A 71 anni compiuti John Scofield affronta molto bene il concerto e si preoccupa solo di ottimizzare il suono della sua chitarra elettrica attraverso i ripetuti cenni che si scambia con il suo tecnico di fiducia. Per il resto la serata scorre in maniera piacevole e restiamo deliziati dall’ascolto dei brani del nuovo disco, alcuni sono originali, altri invece sono “cover version” di pezzi che sono stati molto influenti per uno che come lui ha cavalcato con disinvoltura tante stagioni musicali diverse.
Si parte con due esecuzioni mirabili e piuttosto lunghe, quelle di “How Deep” e di “Mo Green”, brani che ci fanno capire subito lo stato di forma invidiabile e il valore assoluto del “guitar work” di Zio John. Si prosegue con “Lawns”, il primo omaggio a Carla Bley, la nota compositrice di musica jazz scomparsa di recente, e via ancora con “Tv Band” e “Stairway To The Stars”, composizioni fluide nell’approccio melodico, ma anche morbidamente elettriche e dinamiche sul piano del ritmo. Straordinaria l’interpretazione di “Confirmation” di Charlie Parker, ma per i grandi applausi in sala bisogna aspettare il momento dell’esecuzione di “Mr Tambourine Man” di Bob Dylan. Sorprendono ancora, dopo tante volte che lo ascoltiamo dal vivo, la facilità e anche la progressione armonica delle sue improvvisazioni alla chitarra, insieme a l’uso particolare del pedale “wah wah”.
Una volta esaurito il “set” e i brani in scaletta, John Scofield abbandona la scena con grazia e tanta gentilezza, ma viene richiamato a gran voce sul palco dal pubblico presente in sala. Lui non si sottrae a tanto affetto e ci regala un altro bellissimo tributo a Carla Bley con la riproposta di un suo vecchio brano del 1964, intitolato “Ida Lupino”. Una serata da incorniciare, un piccolo viaggio della durata di due ore alle radici del jazz, del rock e della musica moderna, condotto con accuratezza e con un romantico candore.
Articolo del
03/11/2023 -
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