Non etichettatelo esclusivamente come post punk. Il percorso sonoro dei Murder Capital è qualcosa di più. È una miscela di adrenalina alt rock che solo in parte abbraccia quelle visioni oscure che il genere custodisce. Nati a Dublino nel 2017, con due album all'attivo “When I Have Fears” e “Gigi's Recovery”, i Murder Capital scandagliano anche nella dimensione live un sound altro, un flusso ritmico in cui le ombre dei Joy Division sembrano incontrare i sogni di Radiohead e Pink Floyd, mentre le anime dei Bad Seeds duellano tra quiete e rumore con i Pixies. Sul palco del Largo Venue la band ha portato esattamente questo, una miscela sonora frutto di visioni sperimentali e tenebre più propriamente punk, di irrequieta energia e fumi intimisti.
Ad aprire la serata ci pensa l'intensità di Soak, della sua voce delicata e della sua chitarra semiacustica, che tra parole, suoni e atmosfera, conduce il pubblico presente all'interno di lande oniriche, di distese di forte emotività e incanto.
È poi la volta dei Murder Capital che con insuperabile grinta dominano la scena per tutta la durata del live, padroni del suono e del momento, brano dopo brano. C'è il basso incisivo di Gabriel Paschal Blake e le sue pose da quadro contemporaneo; c'è la batteria impeccabile e potente di Diarmuid Brennan; c'è l' yin e lo yang delle chitarre di Damien Tuit e Cathal Roper. Ci sono le distorsioni e la melodia, il pogo e il coinvolgimento del pubblico, e c'è la profondità baritonale e avvolgente della voce di James McGovern, un Morrissey moderno, il suo carisma capace di sedurre con semplici gesti, come quel mazzo di rose che gli spunta tra le mani e che lui lancia singolarmente ai presenti nella penombra del palco, o la maglietta della Roma con l'iconico numero 10 che indossa poco prima di lanciarsi in uno stage diving salvifico.
La setlist si apre con il nuovo singolo di recente uscita “Heart in The Hole” e prosegue con le sferzate di “More Is Less” e “For Everything”. Arriva poi l'intimità soffusa e introspettiva di “Gigi’s Recovery”, la dolce inquietudine di “The Lie Becomes the Self”, le distorsioni quasi psichedeliche di “Slowdance I” e “II”, le lacrime elettriche di “Crying”, le triste malinconia dei sospiri di “On Twisted Ground”. A chiudere il concerto ci pensa la frenesia di “Feeling Fades”.
Oscurità e distorsione, sudore e passione, personalità grintosa ed emotività, dolcezza e follia, risate e lacrime, tra testi e suoni. Questi gli ingredienti di un concerto intenso e viscerale. Quel Gigi, reale o presunto, era lì tra le note, a danzare col pubblico, immerso nella foschia di un'atmosfera che dall'Irlanda ha raggiunto Roma, con tutta la sua potenza. Non chiamatelo solo post punk.
Setlist: Heart In the Hole More Is Less Return My Head For Everything Green & Blue Gigi's Recovery The Lie Becomes The Self Slowdance I Slowdance II The Stars Will Leave Their Stage Crying Ethel On Twisted Ground A Thousand Lives Don't Cling to Life Feeling Fades
Articolo del
07/11/2023 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|