(foto di Viviana Di Leo)
Tornano a suonare dal vivo a Roma, dopo una parentesi durata diversi anni, gli Stick Men, un formidabile trio che unisce agli stilemi del rock progressivo la sperimentazione dell’era moderna e l’improvvisazione tipica del jazz. L’attuale “line-up” prevede Tony Levin, al basso, Pat Mastellotto, alla batteria e Markus Reuter, alla chitarra elettrica.
Una formazione che risulta composta per ben due terzi da musicisti ex King Crimson, Tony Levin e Pat Mastellotto, mentre il tedesco Markus Reuter è cresciuto a pane e “frippertronics”, tanto per intenderci. Non è certo un caso quindi se l’ombra degli ormai disciolti King Crimson di Robert Fripp aleggia per tutta la durata del concerto, oltre due ore veramente ricche di spunti interessanti che confermano la natura eclettica della band e l’immenso talento - sotto il profilo tecnico - dei singoli musicisti. Il concerto mescola abilmente materiale vecchio e cose più nuove, ma la scaletta è molto simile alla “tracklist” di “Umeda” il loro ultimo album, registrato a Osaka, in Giappone, nel 2002, ma pubblicato solo quest’anno.
Si comincia con Markus Reuter da solo sul palco a presentare i suoi “soundscape” con Tony Levin e Pat Mastellotto pronti ad affiancarlo - circa trenta minuti dopo - con un adeguato sostegno ritmico. Fraseggi infernali, dalle tonalità minacciose e fortemente percussive che fanno balzare dalle sedie il pubblico presente, che aveva fatto registrare un quanto mai prevedibile “sold out”. Basta accennare al nome dei King Crimson, seppure come riferimento indiretto, e qui a Roma entrano tutti in azione: gente disillusa o depressa, oppure malati cronici, escono di casa e vanno. Quel suono conserva echi importanti e anche adesso che Robert Fripp ha deciso di sciogliere la band, è sufficiente una costola di quella formazione - guarda caso proprio la sezione ritmica - ad infiammare tutto il Teatro Studio. Tony Levin è bassista di grande esperienza: ha suonato con Paul Simon, con Lou Reed e con Peter Gabriel prima di passare alla corte del Re Cremisi, cioè di Robert Fripp. A lui è affidato il Chapman Stick, quel particolare strumento dal quale il gruppo prende nome e che possiede sia le corde del basso che quelle della chitarra.
Due strumenti in uno, in pratica. Dietro di lui Pat Mastellotto affonda i colpi che è una meraviglia, procede come un treno, infonde energia ed emana vibrazioni ventrali. La sua batteria non prevede soltanto un “kit acustico”, ma dispone anche di un “set up” elettronico tale da mettere al suo servizio “loop”, “sample” e percussioni varie. Dall’altro lato Markus Reuter è in possesso di una “touch guitar” progettata da lui che è in grado di coprire una vasta gamma di sonorità, ben oltre quelle di una nomale chitarra elettrica. Le esecuzioni di “Red” e di “Larks Tongues In Aspic Part II” (due cover dei King Crimson) sono naturalmente le più apprezzate, ma anche brani come “Tentacles” e “Crack In The Sky” composte in Texas dai tre Stick Men incontrano i favori del pubblico. Sferzate metalliche e soluzioni armoniche vicine al rock di avanguardia si sovrappongono ad un canto che sembra quanto mai “non necessario” e che si limita infatti allo “spoken word” rauco di Tony Levin.
Il finale dello “show” è ancora “color cremisi” con le esecuzioni dell’intrigante “The Sheltering Sky“ e dell’altisonante “Level Five“, un brano dalle sonorità percussive e lancinanti.
SET LIST
Markus Reuter’s Opening Soundscape Prog Noir Ringtone Cusp Red (King Crimson) Tentacles Crack In The Sky Schattenhaft Breathless (Robert Fripp cover) Mantra Danger in the Workplace Swimming in Tea Larks Tongues in Aspic (King Crimson cover)
Encore:
The Sheltering Sky (King Crimson) Level Five (King Crimson)
Articolo del
18/11/2023 -
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