Non è stato facile scegliere una serata all’interno delle cinque date proposte dai Pink Floyd Legend per presentare i loro nuovo tour di tributo alla storia e alle gesta della ben nota band britannica di Progressive Rock. La scelta è caduta sul concerto che prevedeva la presentazione di album come “Animals” (1977) nella prima parte e come “Wish You Were Here” (1975) nella seconda. Una serata davvero “rock oriented” che ha visto la “cover band” italiana appassionata, coinvolta e in grande forma.
Il gruppo formato da Fabio Castaldi, al basso e alla voce, da Alessandro Errichetti, alla chitarra elettrica e alla voce, da Simone Temporali, tastiere e voce, da Paolo Angioi, alla chitarra e alla voce, e da Emanuele Esposito, alla batteria. Intervistato sul palco prima che iniziasse il concerto Fabio Castaldi , il bassista, non si è dimostrato molto entusiasta riguardo alle recenti uscite discografiche di Roger Waters che - a distanza di tanti anni - ha voluto rivisitare in una chiave diversa (e decisamente “dark”) parte del repertorio dei Pink Floyd. No, proprio no, i Pink Floyd Legend restano fedeli alla linea e la loro rilettura del repertorio dei Pink Floyd rimane quanto mai tradizionale e attenta ai minimi dettagli nel riprodurre idee musicali e arrangiamenti del gruppo londinese che - a cavallo fra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta - ha cambiato con decisione le modalità e le scelte della fruizione musicale.
La chitarra elettrica di Alessandro Errichetti (sempre più bravo) disegna con cura le partiture musicali dei singoli brani di “Animals”, un disco cupo che si ispira alla “Fattoria degli Animali”, il ben noto romanzo allegorico di George Orwell. Ascoltarlo nuovamente dal vivo, oltre a proiettarmi nel passato, rende ancora più chiaro perché questo disco è molto amato anche da un pubblico “metal” o generalmente “hard rock”. Brani come “Pigs On The Wing”, “Dogs” e l’incalzante “Sheep” fanno letteralmente balzare dalla sedia il pubblico presente (molti capelli bianchi, naturalmente, ma anche tante nuove leve del rock). Dopo un breve intervallo, l’esecuzione integrale di “Wish You Were Here” riceve la stessa approvazione entusiasta, con quell’immancabile elemento “nostalgia” provocato dalle toccanti versioni di “Shine On You Crazy Diamond”, dedicata a Syd Barrett, dell’apocalittica “Welcome To The Machine” e dell’omonima “Wish You Were Here”, una ballata conosciuta a memoria da tutti i presenti, che ne accompagnano le note attraverso la pratica del “canto sommesso”, propria di chi non ha più tanta voce per gridare o di chi è troppo emozionato per farlo. Il concerto sarebbe concluso, ma la gente (sempre tantissima, anche nelle due serate precedenti questa) non ne vuole sapere di vederli andare via. Siete delle Legend e allora dateci piena soddisfazione! E allora via con altri brani di grande “appeal” come “Another Brick In The Wall“, la commovente “Comfortably Numb”, con quell’assolo di chitarra che ti perfora il cervello, e “Run Like Hell” tratti da “The Wall”, disco del 1979, un album funambolico, un “concept album” schierato contro ogni totalitarismo, l’opera rock per antonomasia.
Una serata veramente bella e appagante di cui rendere merito a cinque musicisti di talento che da quasi venti anni si dedicano a perpetuare un mito, per la loro intima gioia e per fare felici quanti vengono ad ascoltarli.
Articolo del
26/01/2024 -
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