Senza un vero perché, se non la curiosità di vedere live una band che viene da un paese strano, prendiamo i biglietti per Nanook. Il paese strano è la Groenlandia, e avendo questa idea probabilmente banale per cui in Groenlandia ci sia solo una distesa di ghiaccio e gli orsi polari, sono proprio curiosa di ascoltare di cosa è fatta la musica di questo gruppo.
Il Gaukurinn è il solito mix di locals e random people, che pian piano si aggiungono e prendono posto. I ragazzi salgono sul palco, ringraziando per la puntualità l'audience. Non sembrano per niente groenlandesi, potrebbero venire da qualsiasi parte dell'Europa credo. Di fatto i fratelli Elsner sono metà inuit e metà danesi.
Fin dai primi accordi rimango colpita da un'incredibile dolcezza, un trasporto particolare, intenso ma anche disarmante. I pezzi scelti sono un mix tra materiale nuovo e più datato, ma il fil rouge che si manifesta è la natura, i racconti e la mitologia inuit. Il groenlandese suona un pò come la lingua speciale dei Sigur Ros, che non posso fare a meno di recuperare mentalmente. In alcuni sensi le melodie hanno sfumature post-rock e orecchiabilità brit-pop, ma poi lascio stare le etichette. Anche se praticamente nessuno capisce i loro testi, l'emozione arriva a tutti, e pian piano lo spazio davanti al palco si riempie di persone che ballano e sorridono volteggiando le braccia a tempo di musica.
Leggo che i Nanook hanno rinunciato ad un contratto con Sony Music per poter continuare a cantare nella loro lingua e mi viene in mente che è una scelta coraggiosa, considerato il luogo remoto da dove vengono. Ma la Groenlandia è forse una terra così peculiare ed intensa che non si può tradire, e loro hanno preferito rimanere sinceri a loro stessi. Vedo tra la piccola folla un paio di persone, le uniche, che cantano seguendo la band, sono felici come bimbi ed è come se fosse il loro primo concerto.
Torneranno a casa con un aereo che proverà ad atterrare più volte per via del maltempo. La serata si conclude con un encore di una canzone sola, ma qui al nord le schedules sono precise. Mi assicuro il foglio A4 della scaletta che avevo puntato fin dall'inizio, e decido di regalarmi il vinile con l'orso bianco sulla copertina, autografato dalla band. Dopo un pò di chiacchiere al banchino del merchandising, usciamo. È ancora giorno nell'estate islandese, e ci avviamo verso casa nel sole di mezzanotte.
Articolo del
27/06/2024 -
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