(foto di Beatrice Ciuca e video di Ida Stamile)
La prima volta degli Slowdive a Roma è stata come sognare ad occhi aperti cullati da una carezza graffiante. In molti attendevano un loro concerto nella Capitale, da quel 1991 targato “Just For a Day”. La band non ha di certo deluso le aspettative con un live che ha saputo trasfigurare il vuoto appagante etereo e sognante della libertà, avvolti da quel dolce spaesamento scalfito dalle distorsioni che lo shoegaze custodisce da sempre.
Il pubblico ha potuto godere di un incanto difficile da dimenticare, complice anche la magica location della Cavea e la purezza dei suoni. Tra i presenti c'erano anche molti giovanissimi, forse perché il genere è da un pò trend topic su Tik Tok o semplicemente perché quella sua forma confortante di disillusione sulla vita, tra lo scanzonato e il malinconico, quel suo senso di stupore misto a inganno avvolto dal muro sonoro, ci accomuna un po' tutti, oggi come allora.
Sul palco il tripudio di chitarre, di strumenti, di voci, di delay e riverberi si amalgamano tra loro, tra morbide melodie e distorsioni abbacinanti, mentre vorticosi e caleidoscopici visuals creano profondità visiva al flusso frattale dei suoni. Con eleganza magnetica e incantatrice Rachel Goswell si muove sul palco sorridente, mentre il suo vestito nero fluttua nella brezza dolce del Ponentino e la sua voce si fonde mesmerica a quella di Neil Halstead, con lo sguardo semi nascosto dalla visiera del suo berretto, tra sussurri e parole. Halstead e Christian Savill edificano sapientemente le stratificazioni di chitarra, il drumming di Simon Scott è meticolosamente potente e Nick Chaplin, chino sul suo basso, costruisce una poderosa base ritmica.
La setlist, con un'apertura e una chiusura affidate alle note di Brian Eno, pesca in primis dall'ultimo “Everything is Alive” con “Shanty” seguita da “Star Roving”. Con “Catch the Breeze” da “Just For A Day” gli animi si scaldano. La quiete di “Skin In The Game” e “Crazy for You” cedono poi il passo all tempesta cosmica e psichedelica di “Souvlaki Space Station”. Arriva poi la fantastica doppietta “Alison” e “When the Sun Hits”, cantata all'unisono da tutti i presenti. La cover di Golden Hair, con il volto di Syd Barrett proiettato sullo schermo, è personale e bellissima. Nel bis si avvicendano “Slowdive”, “Slomo” e “40 Days”.
Il concerto degli Slowdive è stato come un bell'incantesimo, un meraviglioso viaggio sensoriale che ha condotto i presenti altrove per circa un'ora e quaranta, all'interno di un universo dalle atmosfere trascendentali. È stato come annegare nella loro onda sonora ipnotica e senza tempo, con gli occhi rivolti sulle scarpe del passato e il cuore alto nel cielo del presente.
Setlist: Deep Blue Day (Brian Eno song) shanty Star Roving Catch the Breeze Skin In The game Crazy for You Souvlaki Space Station chained to a cloud Sugar for the Pill kisses Alison When the Sun Hits Golden Hair (Syd Barrett cover)
Encore: Slowdive Slomo 40 Days An Ending (Ascent) (Brian Eno song)
Articolo del
05/07/2024 -
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